Perché non sto dalla parte dei minatori

Il nuraghe di Seruci

Cosa c’entrano i minatori con la lingua e la cultura della Sardegna?

Leggetevi il magnfico intervento di Emiliano Deiana su FB:

“siamo tutti minatori” e la retorica del potere [E] (http://emilianodeiana74.blogspot.com/)

L’anno scorso era l’anno del “siamo tutti pastori”.

La fine del 2012 si annuncia come l’anno del “siamo tutti minatori”. Basterebbe certificare che la condizione del mondo agro-pastorale è la medesima di sempre e, senza essere nè voler essere particolarmente profetici, la condizione dell’impresa mineraria sarà quella che si trascina da vent’anni per dire che non mi iscrivo a queste banalità.

Nonostante il Presidente e i ventriloqui locali del Quirinale.

Sono stati vent’anni nei quali un’intera classe politica, lo dico senza avere nessuna tendenza grillesca – di destra, di centro, di sinistra e sindacale – ha costruito le proprie fortune e i propri soggiorni nelle stanze del potere.

Il dato, prima ancora che le considerazioni sui minatori e sulle miniere, è questo.

Sulle disperazioni riconosciute e riconoscibili si sono costruite carriere inossidabili e posizioni inattaccabili all’interno di un complesso – ma anche facilissimo da ri-conoscere – sistema di sospensione democratica.

Perchè sapete, non è credibile che chi da venti e più anni fa analisi, gestisce situazioni, tratta coi governi nazionali e gestisce quelli regionali e locali non l’abbia saputo riconoscere l’assurdo che si è costruito in Sardegna in questi decenni.

Questa roba della Carbosulcis, a conoscerla, diventa il paradigma del sottosviluppo della Sardegna.

La semplifico di molto perchè in rete trovate dati, considerazioni e ricerche.

La Regione detiene il 100% della Carbosulcis. Dal 1996 ad oggi ha speso – abbiamo speso – circa 600 milioni di euro per mantenere in vita un’azienda che nel 2011 ha avuto una perdita di 25/26 milioni di euro. La Regione aveva stanziato 35 milioni, dalla vendita del carbone se ne sono introitati 9 milioni soltanto.

Ma a chi si vende questo carbone? Alla centrale Enel di Portovesme che però funziona al 30% della propria capacità produttiva.

Ma il carbone prodotto a Nuraxi Figus ha caratteristiche così mirabolanti da essere preferito a tutti gli altri tipi di carbone? Affatto. Il carbone prodotto nel Sulcis ha un contenuto di zolfo di molto superiore alla media (6,5% rispetto alla media dello 0,5%). Cosa significa? Che il carbone sulcitano va miscelato con altri tipi di carbone per evitare fenomeni di autocombustione. Il carbone del Sulcis non solo è qualitativamente peggiore ma costa pure di più.

Basterebbe questo per definire l’avventura carbonifera regionale fallimentare e fa specie che la pubblica opinione – scarsamente informata da una stampa in servizio soporifero permanente – queste cose le ignori.

Basterebbe se non fossimo in Sardegna. Ma in Sardegna, siamo.

Ed allora, certificato questo fallimento, si vorrebbero investire 1,6 miliardi di euro TREMILA-MILIARDI-DI-LIRE di soldi pubblici per realizzare – non si sa da chi nè come – una nuova tecnologia che consenta di utilizzare il carbone prodotto a Nuraxi Figus, Texas.

Se avessimo una classe politica degna di questo nome si direbbe: scusate, abbiamo sbagliato, ce ne stiamo andando a casa tutti, perdonateci se potete.

Chi fosse restato – ma siamo nell’ambito puro dell’irrealizzabilità – avrebbe avuto l’onere, dettato dall’onestà intellettuale, di dire che in sardegna carbone non se ne estrarrà mai più. Ed avrebbe l’onere, certo più esaltante, di immaginare e realizzare un futuro diverso per quei lavoratori.

Intervento pubblico per intervento pubblico preferirei – restando nel terreno minato dell’emergenza – che quei lavoratori e quei 35 milioni di euro annui di soldi pubblici se ne andassero a pulire tutte le cunette della Sardegna.

Per fare un esempio molto banale.

O a piantare alberi o realizzare fasce antincendio e parafuoco. Almeno i risultati sarebbero pubblici.

Adesso, non è il momento della proposta, ma della conoscenza e della protesta.

Perchè dire queste semplici ragioni di verità significa davvero stare di fianco a quei minatori, ma non un affiancamento di maniera, alla Napolitano. Ma una vicinanza che serve la verità ed impone alla politica di immaginare e realizzare un diverso metodo di sviluppo.

Perchè sapete – a meno che non mi sia sfuggita la cosa – non è perchè estraiamo minerale sulcitano e lo bruciamo in Sardegna la nostra bolletta è più leggera e non, invece, il solito salasso bimestrale.

Perchè se ci fosse un vantaggio “pubblico” forse ci avremmo potuto pensare.

Invece la bolletta, per ritardi decennali e imposizioni neocoloniali, la paghiamo il 30/40% più salata rispetto al Continente.

E qui si innesta l’ultima considerazione non certo tecnico-tattica, ma politica.

La vicenda delle miniere – non dei minatori ai quali dedicherò la conclusione – si innesta in una politica di sostanziale sottosviluppo della Sardegna. Una politica – locale e nazionale – che ha ritagliato per la nostra terra il posto per il saccheggio nazionale. Di risorse pubbliche, di beni pubblici, di proprietà pubbliche.

E questo saccheggio ha determinato il permanere in una condizione di sostanziale sottosviluppo della nostra isola.

Il paradigma “sociale” del sottosviluppo è dato, senza dubbio, dalla condizione dei trasporti in Sardegna.

Perchè ogni sardo, prima o poi, per una malattia, un lutto, una carcerazione di un parente o la mai arrestata migrazione una nave la prende. E viaggiare nei carri bestiame, a tariffe folli, dei potentati marittimi racconta più e meglio della miniera la condizione di sottosviluppo della nostra terra.

La mia paura e non ho nessuna paura ad esplicitarla è la seguente.

I trentacinque milioni diventeranno, dopo estenuanti trattative e commistioni fra politica e sindacato, quaranta o cinquanta per certificare un fallimento che solo i ciechi non possono vedere.

Il carbone ad alto contenuto di zolfo si continuerò ad estrarlo per qualche anno ancora di modo che ai prossimi appuntamenti elettorali quei lavoratori disperati saranno merce di scambio della politica, voti da riconsegnare al potente di turno che nulla ha fatto per risolvere il problema, ma di tutto fa per mantenere vivo il bubbone.

Per il lavoro non si venda la dignità e la libertà. La lotta deve essere per un cambio di strategia nelle politiche pubbliche nel Sulcis. Politiche che mettano davvero al centro il lavoratore e non l’elettore che è dentro ogni minatore.

Perchè la storia di questa terra è la storia di un’immensa commistione fra detentori di poteri pubblici e sudditi ed è, purtroppo, la storia di una politica senza idee, di una società civile inesistente, di un sindacato che si accontenta di mangiare dal trugolo.

Poi ci sono loro, dentro i pozzi.

E spero con tutta la forza che ho che riescano a maturare una coscienza collettiva che li allontani dai predatori di oggi e di domani.

Che poi sono gli stessi di ieri. “

I minatori di Nuraxi Figus stanno conducendo una lotta che non è soltanto persa in partenza, ma anche e soprattutto sbagliata.

Sbagliatissima negli obiettivi e ancora più sbagliata nei modi.

I minatori di Nuraxi Figus ci stanno ricattando emotivamente: hanno centinaia di chili di esplosivo con sé e dicono “Est s’ora de sa bruvura!”

Ieri un sindacalista della UIL si è tagliato un polso davanti alle telecamere (Il gesto estremo del sindacalista: si taglia il polso per protestare contro l’ipotesi di uno stop all’attività di Elvira Serra).

Non si capisce bene da dove provenga tutto questo interesse, ma i minatori (o chi per loro) sono riusciti a mobilitare l’interesse dei media internazionali: ho visto un servizio perfino su CNN e francamente non riesco a credere che agli Americani gliene importi qualcosa di 400 minatori sardi.

Sono riusciti a incassare perfino la solidarietà generica e ipocrita di Napolitano e, a quanto sembra, sono riusciti a ottenere il rinvio di una sentenza comunque inevitabile: Sulcis, governo: «Chiusura? Forse no» Napolitano: sono vicino ai minatori

DECIDE LA SARDEGNA – De Vincenti ha precisato che tocca alla Regione, proprietaria al 100% della Carbosulcis, deciderne la chiusura, ma che per il governo Monti «sono possibili soluzioni alternative. Ci aspettiamo che la Regione venga con una proposta più realistica. È la Regione che deve chiarire».”

Quale può essere la proposta più realistica per l’utilizzo di un carbone, anzi LIGNITE, di pessima qualità (“Zolfo con un basso tenore di carbonio” lo definivano quando io studiavo all’ITI per periti chimici di Cagliari).

La proposta attuale è di investire oltre un milione di euro per ognuno dei 1500 posti di lavoro che si creerebbero.

Investimenti che dovrebbero effettuare la RAS e il Governo italiano.

Soldi nostri.

Cosa direste se io andassi in Piazza Sella, a Iglesias, e mi puntassi una pistola alla tempia, urlando che se non mi date un milione di euro mi sparo?

Ma come? Non mi dareste il milione e chiamereste l’ambulanza?

E Napolitano mi darebbe la sua solidarietà?

E la CNN verrebbe a filmarmi?

In ogni caso sono sicuro che Mauretto Pili non verrebbe a farsi fotografare con me: lo sanno tutti che io non voterei mai per lui!

I minatori di Nuraxi Figus vogliono che noi paghiamo un miliardo e mezzo di euro per garantire loro il posto di lavoro.

I minatori di Nuraxi Figus sono dipendenti  dall’assistenzialismo e vanno curati, come dovrei essere curato io se andassi in Piazza Sella, con la pistola alla tempia, e pretendessi un milione di euro.

I minatori di Nuraxi Figus non vogliono e non sanno uscire dalla logica suicida–ma anche criminale–che ha portato al disastro che vediamo oggi in Sardegna: effettuare investimenti enormi in settori non concorrenziali e fondamentalmente estranei alla cultura e al territorio della Sardegna–rubando e sperperando risorse che porterebbero allo sviluppo di altri settori–in cambio di poche centinaia di posti di lavoro.

Posti di lavoro–io sono di Iglesias–distribuiti in modo clientelare.

I minatori di Nuraxi Figus  esigono che risorse economiche fondamentali vengano dirottate da quei settori (turismo intelligente, agricoltura di qualità, trasporti) che hanno un futuro e garantirebbero un numero molto più alto di posti di lavoro.

Paradossalmente, sarebbe più conveniente regalare quel miliardo e mezzo agli abitanti del Sulcis, ma con l’obbligo di spenderlo in loco.

Se dovesse andare avanti il progetto della gassificazione della LIGNITE e di stoccaggio sotterraneo della CO2, la maggior parte di quel mare di quattrini finirebbe alle imprese NON SARDE che realizzerebbero gli impianti.

Ammesso che qualcuno voglia vivere sopra un serbatoio di CO2, necessariamente, ad alta pressione: chi conosce il Sulcis sa benissimo che dal punto di vista ambientale lì, tutto quello che poteva andare storto è andato storto. E sullo stoccaggio della CO2, leggetevi quest’articolo: l gemello malefico del fracking. Cosa ruota attorno alla miniera di Nuraxi Figus | Blogeko.it

I soldi finirebbero immediatamente fuori dalla Sardegna.

Al Sulcis rimarrebbero 1.500 posti di lavoro pagati un milione di euro l’uno con soldi sottratti ad altri investimenti più vantaggiosi e che mai, comunque, potrebbero essere garantiti, visto che il mondo va nella direzione di eliminare i combustibili fossili e che il carbone del Sulcis rimane una LIGNITE di scarso pregio e perfino più cara dell’ANTRACITE cinese.

Cosa c’entrano la lingua e la cultura?

I minatori di Nuraxi Figus stanno dimostrando per intero la loro incapacità culturale di concepire uno “sviluppo” differente da quello che il colonialismo italiano ha imposto alla zona: sfruttamento coloniale delle risorse e successivo abbandono della zona, lasciando agli indigeni il disastro sociale e ambientale.

Ragionano completamente all’interno delle logiche colonialiste e non riescono a concepire uno sviluppo della Sardegna basato sulle risorse umane, ambientali e culturali già esistenti.

E come potrebbero, visto che la scuola, i media e i politici non fanno altro che insegnare il disprezzo per tutto ciò che è sardo?

Lo “sviluppo” è solo quello che viene da “fuori”. Lo “sviluppo” è solo quello dell’industria pesante, finanziata con i soldi dei contribuenti.

Lo “sviluppo” che produce sottosviluppo: nell’immediato sottraendo risorse preziosissime ad altri settori e nel lungo termine distruggendo l’ambiente naturale e sociale.

Quanti abitanti di Portoscuso lavorano nelle industrie dell’alluminio e a Nuraxi Figus?

E quanti abitanti di Portoscuso lavorerebbero nel turismo se la presenza di quelle industrie non avesse distrutto il suo grande potenziale nel settore?

Siete mai stati a Portoscuso quando  lo scirocco porta sul paese i fumi della LIGNITE  bruciata nella centrale di Portovesme?

I minatori disperati di Nuraxi Figus sono appunto il sintomo del disastro sociale in cui le miniere e le industrie slegate dal territorio hanno lasciato il Sulcis.

I minatori disperati di Nuraxi Figus vanno aiutati ad accettare la realtà, non sostenuti nella loro lotta folle per continuare in un’attività non sostenibile.

Oltretutto, a chi servirebbe l’elettricità prodotta con la LIGNITE?

La Sardegna, con l’eolico e con il fotovoltaico ne produce già più di quella che le occorre.

Dovremmo sborsare un miliardo e mezzo di euro per produrre energia per gli altri?

65 Responses to “Perché non sto dalla parte dei minatori”

  1. innoi in Sardinnia est totu una chistioni de deculturalizatzioni e riculturizatzioni. Tocat a ndi bogai s’intonacu curturali chi si nc’ant apoddau e torrai a cumentzai de sa pedra bulla.. ma no est trabballu po ominis

  2. Articolo molto interessante, grazie!

  3. sono d’accordo su tutto,finalmente qualcuno che non è ipocrita. ma sono anche abbastanza sicuro che non è vero che la sardegna produce con eolico e fotovoltaico più di quello che le serve. vorrebbe dire che siamo autosufficienti, e tutto PURTROPPO dimostra che non lo siamo…si possono trovare dei dati in proposito?

    • Ho letto diverse volte che la Sardegna esporta energia e addirittura che il cavo che trasporta l’energiaha una portata troppo piccola per la produzione della Sardegna. Di più non so dirti. Se ci arrivi tu a quelle informazioni, fammi sapere. Io sono in Olanda

  4. “La Sardegna, con l’eolico e con il fotovoltaico ne produce già più di quella che le occorre.” – Vorrei vedere i dati certificati riguardanti questa produzione di energia. Premetto che sono contro la miniera, ma solidale ai lavoratori che ignorano la realtà accecati dalla stabilità del “posto fisso”. Purtroppo finché si griderà di fronte al “cemento”, alla deturpazione del paesaggio, alle folli idee imprenditoriali dei giovani, per la sardegna non ci sarà speranza, né su turismo, né dalla parte della produzione dell’energia pulita.

  5. de acordu in totu, non si podet sighire in custa manera. Però dat unu pagu de afuta totu cuddu dinari dadu de badas a sas bancas pro chi no andent in buleu. Duos pesos e duas misuras!

  6. Sa beridadi crara e tunda ,tanti de capeddu tziu Robè.

  7. “La Sardegna, con l’eolico e con il fotovoltaico ne produce già più di quella che le occorre.”
    Salve, vorrei chiederle da dove ha preso questa informazione.
    Ringraziandola in anticipo la saluto.
    Roberto

  8. Ho visto la risposta e in una tabella effettivamente viene riportata la maggiore produzione rispetto alla richiesta. Ciò avveniva però nel conteggio generale e non tenendo conto delle sole fonti rinnovabili; purtroppo.
    Il mio messaggio comunque non era critico, bensì puntava alla ricerca queste informazioni (Del quale, mi creda, sarei stato immensamente felice. Per quello che so, però, purtroppo non è così. Ma io non sono nè un esperto nè una persona particolarmente informata sui fatti, quindi non mi posso esprimere, ed è per questo motivo che volevo le fonti, in modo da poter cambiare idea e trovare una gran bella notizia), nient’altro.

  9. Lo pubblica su fb?E’ da far girare il piu’ possibile…

  10. La Sardegna produce energia , se si potesse quantificare e usufruirne autonomamente, per la Sardegna stessa e altre 10 “Sardegne” !
    un esempio di produzione di energia NON RINNOVABILE ma che all epoca risulto esserlo con un astuzia morattiana, è ciò che prosciugò tutti i fondi del cosiddetto CIP6 http://it.wikipedia.org/wiki/CIP6, destinato alle energie rinnovabili

    è la famosa Sarlux del gruppo Saras
    che appunto
    come dice nel suo sito uffciale stesso
    http://www.sarlux.it/content_it/impianto/impiantoIgcc.shtml

    “L’impianto IGCC di Sarlux converte, con un processo molto vantaggioso per l’ambiente, circa 142 tonnellate/ora di idrocarburi pesanti (TAR) prodotti dalle lavorazioni della raffineria Saras in 4,5 miliardi di kWh/anno di energia elettrica, 185 tonnellate/ora di vapore, 40.000 Nm3/ora di idrogeno, 45.000 tonnellate/anno di zolfo e 1000 tonnellate/anno di concentrato di nickel e vanadio (“filter cake”).
    La sua efficienza dipende in gran parte dalla stretta integrazione con la raffineria che fornisce, oltre al TAR, gasolio ed altri prodotti impiegati nell’IGCC, ed allo stesso tempo utilizza il vapore e l’idrogeno per le proprie lavorazioni. L’impiego in comune di alcune attrezzature (ad esempio l’impianto di demineralizzazione dell’acqua, il trattamento delle acque reflue, le attrezzature per la movimentazione dello zolfo) consente ulteriori ottimizzazioni per entrambe le strutture. ”

    Dove vogliamo andare?Le miniere sono “pseudo” errori di un politica passata , ma qui stiamo parlando di una decina di anni fa , dove si è continuato a fare gli stessi errori ,,,

  11. Io penso che i minatori della carbosulcis sarebbero felicissimi di fare altro, mantenendo lo stesso stipendio. Ti scagli inutilmente contro degli operai che sanno benissimo come funziona il mondo intorno a loro, come lo sappiamo anche tutti noi. Mi sembra quasi di ricordare un articolo molto simile a questo tuo, qualche anno fa, quando studiavo all’I.T.I.S. di Portoscuso e lo scirocco ci portava folate di bauxite rossa e non di Lignite, allora avevo una prof di italiano e suo marito era chiuso nella discenderia della stessa miniera, per le stesse ragioni di oggi. Ora io lavoro in Friuli e in Sardegna non ho manco un anno di contributi versati, la Carbosulcis è ancora li con gli stessi problemi di allora, e continuo a leggere le stesse facilonerie di allora. Siamo incriccati in un sistema immobile, che serve solo ad alimentare clientelismi fini a se stessi e non porta alcun progresso.

  12. Questa è la quota di rinnovabili in Italia, 10-12% oggi, visto che la tabella è del 2009:

    http://annuario.isprambiente.it/content/schedaindicatore/?id_ind=2639&id_area=D03&id_tema=T37

    Avevo scritto un lungo e dettagliato commento ma WP non mi ha consentito di pubblicarlo e l’ho perso….. vi basti questo per capire che con le rinnovabili non potremmo mai essere autosufficenti e in ogni caso per assurdo il costo degli incentivi di cui godono sia nell’installazione che per la produzione va a gravare sulle bollette di tutti, compresi i Sardi che hanno visto deturpato il loro paesaggio in nome dell’ambiente e quindi pagato più degli altri. Noi produciamo molto più di quanto consumiamo, soprattutto ora che molte industrie stanno chiudendo con ciò che ne consegue a livello occupazionale, ma non certo dalle fonti rinnovabili: questo giusto per chiarire. NON E’ DICENDO NO A TUTTO CIO’ CHE NON E’ TURISMO-AGRICOLTURA E ALLEVAMENTO CHE CI RISOLLEVIAMO ECONOMICAMENTE PERCHE’ SAREMMO L’UNICO POSTO AL MONDO CHE FAREBBE QUESTA SCELTA SCELLERATA….. siamo arrivati al punto che dopo 40 anni di arretratezza energetica per mancanza del metano ora non lo vogliamo perchè abbiamo paura di un tubo che passa a decine di metri sotto terra; facciamo in modo che i primi ad usufruire del metano sianmo noi, visto che se arriva non è certo per il nostro bene ma perchè servivano 250 km di terra dove passare un tubo…. Dipende da noi se le cose che arrivano diventino nuove forme di colonizzazione, NOI NON DOBBIAMO PERMETTERLO…. ma non dicendo no dandoci la zappa sui piedi per dispetto….

  13. Il fatto che in Sardegna si produca energia con le rinnovabili piu’ di quella necessaria e’ un fatto plausibile. Per spiegarlo basti pensare al funzionamento degli impianti fotovoltaici domestici : la produzione avviene totalmente di giorno (e in alcuni mesi in particolare) e anche se si cerca di spostare i consumi in queste ore e in questi periodi, i consumi non coperti dall’impianto vanno compensati acquistando energia (dall’Enel) mentre l’ energia prodotta e non consumata sul momento viene imessa nella rete (e acquisita dall’ Enel). Stessa cosa avviene per l’eolico, la cui produzione e’ indifferente rispetto ai mesi e al giorno/notte, pertanto molta di questa produzione non viene consumata sul momento e deve essere portata via. Se questi impianti fossero vicino, che so, a Milano, che ha una necessita’ in termini energetici molto superiore alla Sardegna, la produzione forse non basterebbe a coprire il fabbisogno e verrebbe tutta consumata sul momento. Tutto questo perche’ le energie rinnovabili hanno il difetto che la produzione non utilizzata subito non puo’ essere immagazzinata per essere usata in un altro momento (in realta’ si potrebbe fare, ad es. con impianti idroelettrici a pompaggio, ma e’ un discorso molto piu’ complesso) , ma deve essere portata dove e’ utilizzabile in quel momento. In termini di BILANCIO energetico viene fuori che la Sardegna produce piu’ di quello che consuma, ma quello che consuma e’ costretta a comprarlo (pagandolo a prezzi superiori perche’ prodotto altrove) oppure a produrlo al bisogno con mezzi costosi (centrali termoelettriche).
    Per quanto riguarda il discorso dei minatori condivido praticamente in tutto, anche se non bisogna cadere nella trappola di pensare che se vogliamo tenerci qualcosa che ci da’ un’ identita’ va bene se non e’ costoso, altrimenti si puo’ rinunciare a difenderlo. Di questo passo arriveremmo a pensare che le pretese dei pastori sono immotivate, irragionevoli ed esose senza ricordarci che fra poco ci faranno pagare l’acqua da bere piu’ del latte, solo perche’ la produzione dell’acqua risponde a lobbies piu’ potenti del movimento dei pastori. Quindi anch’io ribadisco che gli investimenti inutili non sono certo da incoraggiare, ma non bisogna abbassare la guardia perche’ altrimenti si fara’ come sempre sino ad oggi : o si fa questo o imsoldi vanno altrove.

  14. P.S. in ogni caso non condivido e anzi disapprovo il fatto di bollare i lavoratori come succubi di una sottocultura e interessato solo a salvare egoisticamente un posto di lavoro “con i soldi nostri”. Intanto i soldi sono anche i loro e secondo elevarsi un gradino più su perchè convinti di essere depositari di una verità che gli altri non vedono è un po arrogante e presuntuoso.
    PER IL RESTO DEL SITO E DEGLI ARGOMENTI TRATTATI VI FACCIO I MIEI COMPLIMENTI….

    • non conosco l’effettiva utilita’ del progetto presentato dalla carbonsulcis , ma riconosco il sacrossanto diritto dei minatori di difendere il loro posto di lavoro costi quel che costi .non dimentichiamo che dietro ogni posto di lavoro perso ,vi è una famiglia che rischia di non mangiare piu’ ,di non vivere piu’ ……la perdita del posto di lavoro non è un dramma ..è “il dramma ” . per quanto mi riguarda ,piena solidarieta’ ai minatori .

  15. la ringrazio per aver aperto uno quarcio di luce laddove la stampa e l’informazione tradizionale producono invece solo clamore e vociare degni degli stadi calcistici

  16. Mah! Mi viene da iniziare con un “Mah”. Qui ho letto di colonizzazione, sfruttamento, saccheggio, sottosviluppo indotto e foraggiato…ancora una volta le colpe cadono sul continente, sulla classe politica senza eccezioni, su chi muove i fili da 40 anni. La Sardegna è una Regione a Statuto Speciale, ed è per questo che gode di maggiore autonomia politica e anche di privilegi fiscali non da poco. Negli anni sono stati stanziati fior di quattrini per quest’isola. Spesi male? Probabilmente. La popolazione è vittima? Certo. Ma ha scelto. Ha votato coloro che hanno amministrato i beni e le risorse pubbliche. Ora vedo che da tante parti d’Italia sorgono questi sentimenti di orgoglio territoriale. Sono credibili? Nell’articolo si parla anche del cattivo stato dei trasporti marittimi e di quanto siano cari. Ma io ricordo che quando Soru cercò di tassare un po’ di più gli yacth attraccati ai porti sardi e le ville bordo mare ci fu una sollevazione popolare. In molti si unirono alle proteste dei miliardari continentali che negli anni hanno “colonizzato” quest’isola. Soru alla seconda tornata andò a casa e fu eletto un tale che aveva come unico merito quello di essere il figlio del commercialista di Berlusconi. E allora? Tutto questo sentimento di orgoglio dov’era? Se governano quelli con gli yacth è normale che rincarino i traghetti arrugginiti. E’ giusto così. E bisogna anche stare zitti. Trovare quel poco di dignità che insegna almeno a tacere. I politici destra, sinistra, centro..tutti uguali negli anni etc. Nessuna tendenza grillesca? Sono gli stessi discorsi. Quelli di un popolo che non si vuole assumere nessuna responsabilità. Che non si fa mai un esame di coscienza. Che si dimena per sfuggire dalle braccia dello Stato, reclama libertà, indipendenza e individualismo, e poi, alla prima caduta piange, urla, e impreca contro lo Stato che non lo ha trattenuto e cullato. E un’ultima cosa: l’autore dell’articolo si meraviglia che i media diano importanza al fatto che 400 minatori sardi, 400 persone minaccino di farsi esplodere se perdono il lavoro. Si stupisce che ne parlino i giornali, i tg, Napolitano, addirittura la Cnn in America. Ebbene: a me meraviglia il fatto che l’autore si meravigli. E penso anche che se quella poca cultura di cui tante persone oggi sono provviste, quella poca informazione di cui si equipaggiano deve servire a dare giudizi distaccati a gettare palate di cinismo sul resto del mondo, a santificare la propria comoda posizione da eterni spettatori, allora, lo dico con la morte nel cuore, viva l’analfabetismo!

  17. anche se mi mancano i dati che gli altri utenti chiedono posso asserire dal mio piccolo di nipote di sarda e di ex moglie (per 12 anni) di un sardo che ho sempre pensato che anche solo per il turismo, con quelle risorse ambientali, ogni sardo potrebbe vivere piu che dignitosamente senza proprio occuparsi di altro. invece fanno fare i locali a gente da fuori, no sanno investire o fare imprese locali, non stanno al centro. sono estremisti di natura. o il pastore fiero delle proprie pecore e perennemente arrabbiato con il continente o si espatria nel continente.

    la colpa è dei sardi. hanno il paradiso e non sanno gestirlo.

  18. Lo si può trovare ovunque il dato sulla produzione (potenziale) delle varie centrali sarde, che fra termiche ed idroelettriche produrrebbero già, a pieno regime, esattamente il doppio (ed anche di più vista la contazione dei consumi) dell’energia che serve all’isola, produzione alla quale si aggiunge quella creata con le rinnovabili (Eolico-Solare e Solare Termico). É altrettanto facile vedere molte delle pale eoliche ferme anche in giornate ventose mentre è più difficile “vedere” quando l’energia prodotta con i pannelli, ugualmente, non entra in rete, ma in entrambi i casi si tratta di “impossibilità di armonizzazione” con la produzione tradizionale che, ripeto, è già da sola più che doppia al fabbisogno. Per questo esistono SAPEI e SACOI, che non sono due fratelli di Sarule, ma bensi due grossi cavi sottomarini che ci collegano col continente al quale è destinata la corrente prodotta in eccesso, noi “ci caghiamo” il posto per dare corrente agli altri mentre la paghiamo molto più di loro in bolletta… Non sarebbe il caso di usare l’energia, quella pulita e rinnovabile dell’indignazione e della determinazione, per dire basta a questa dannosa presa per i fondelli a (quasi) tutti i sardi? Questa vicenda di carbone e minatori deve finalmente farci riflettere a fondo e chiederci “cui prodest?”

  19. Reblogged this on Il Disobbediente and commented:
    Un punto di vista “diverso” nel mezzo di tanta solidale ipocrisia.

  20. Caro Roberto, che dire, innanzitutto mi scuso perchè non ti scrivo in sardo, ma sai bene che la nostra è una lingua tagliata, così mi è più facile capire ed esprimermi in italiano. Fa parte della mia storia perchè come ben ricorderai per i nostri genitori minatori era un segno di riscatto parlare e scrivere in italiano e solo da adulto ho capito quanto per loro fosse importante uscire dalla condizione di minorità che l’essere minatore sardo subalterno garantiva epurtroppo anche quanto avevo perso con il sardo diventato secondo limgua lingua. Ma la storia è così cercherò con mio nipote di non ripetere gli errori dei nostri padri fatti sia pure con le migliori intenzioni.. Che dire dell’articolo? Permettimi un ossimoro interessante con tante banalità. Tutte cose vere ma dove sta il nemico? Il colonialismo? E cosa central’identità con le miniere. L’attività estrattiva in Sardegna data dal neolitico (qualcuno antepone addiritura a prima alle schegge di ossidiana del Montiferru trovate in tutta Europa. L’attività mineraria quindi in Sardegna è millenaria forse antecedente alla pastorizia e all’agricoltura quando cioè gli abitanti della futura Sardegna erano raccoglitori e cacciatori. Considerare un po’ meno sardi (e non mi si dica che ho frainteso il testo è chiarissimo) i minatori, in quanto salariati di un’attività coloniale, mi sembra un pochino forzato se non son sardi loro chi è sardo? Non è forse anche l’attività agro pastorale della Sardegna legate a strutture produttive e modalità di produzione di stampo coloniale? (vedi le modalità della formazione del prezzo del latte). Allora ripeto la domanda chi è sardo? Per me la nostra identità (che è sempre una costruzione intelletuale) non può prescindere dalla identità e dalla cultura portato dell’attività estrattiva la qualre potrà anche essere dismessa ma sarà sempre parte del nostro immaginario, del nostro essere sardi. Sul merito. Non è individuato ‘il nemico’ se non un generico riferimento ormai abusuto ancorchè documentato alla ‘casta ‘politico sindacale’. Non sono d’accordo. Il nemico è il ritirarsi in questi trent’anni dello stato dalle attività economiche causato dal domino assoluto e incontrastato della oligarchia della commissione europea preda del delirio ideologico del neoliberismo. questa deriva sta portando all’ermaginazione dell’Europa dal contesto economico di tutta l’Europa non di noi Mediterraneo…L’Olanda sarà proprio una delle prossime vittime ma seguirà ben presto anche la Germania. Queste politiche non è vero che permettono la dismissione di attività obsolete e poi arriva il bengodi dell’innovazione del turismo e di quant’altro. La stessa disperazione di Nuraxi Figus l’ho vista a Sant Avold, a Thionville a Villerupt a Le Cresout, nella Vallonia belga nel Galles a Saarbruecken e in tutti i distretti industriali in dismissione che ho visatato da turista (vedi l’ottimo film francese ‘Un minuto di silenzio’ su Forbach e la chiusura delle miniere o se preferisci tutto Ken Loach. Ma ripeto ho visto con i miei occhi la disperazione della chiusura e il desrto delle nuove attività economiche. Guardiamo anche quanto di quel pensirero neoliberista è entrato anche nelle nostre teste. L’affermazione fate quel che volete ma non con i miei soldi è tipico di quel pensiero . E’ non solo in aperta antitesi con la solidarietà fra i ceti e i popoli ‘deboli’ ma contraria alla verità fattuale. Quando si propone un’attività completamente innovativa è normale che vi siano altissimi costi e che questi siano a carico della collettività nella fattispecie a carico per una parte del contribuente sardo, per un’altra del contribuente italiano e per un’ultima parte del contribuente europeo, quelo che bisogna discutere sono le probabili ricadute in termini di conoscenza tecnologia brevetti ambiente ed economia che possiamo ragionevolmente aspettraci. Non so se il progetto dello stoccaggio di CO2 abbia le caratterstiche per essere competitivo su questo terreno ma l’articolo non entra nel merito e si riferisce solo ai costi il corno meno importante del problema. Ripeto non so se le miniere devono essere chiuse o rimanere aperte so però che per il nostro popolo è giunta l’ora di chiedere un intervento risarcitorio dello stato per questi secoli di dominazione coloniale so anche che i problemi non possono essere affrontati in maniera così superfciale passando sopra le teste delle persone e in maniera così ideologica da dividere il nostro popolo in sardi e non sardi che mi sembra veramente un errore e uno sbagliare il bersaglio al di là delle buone intenzioni
    tuo Marino

  21. Se è vero che l’ignoranza è una colpa (quella dei minatori in questo caso), lo è ancor di più la manipolazione che conduce a tale mancanza.
    Come già detto in altre occasioni, va bene l’appartenenza storica e l’affezione per il passato. Ma se per vent’anni si racconta da dietro una scrivania coi bordi dorati che “Quello è il vostro futuro”, si da da mangiare a centinaia e centinaia di famiglie assicurando loro un futuro roseo pur sapendo che il futuro non solo non sarà roseo, ma non ci sarà proprio, allora, da giovane laureanda sicuramente più esperta in comunicazione che in settori più tecnici, se permette, concordo sull’essere contro la miniera ma non contro i minatori. Sono contro i gesti estremi ed estremisti ma rispetto la disperazione, anche quando offusca la ragione.
    Crede che se quelle persone avessero la certezza di un posto fisso e un buon stipendio sino alla pensione al di fuori della miniera, pesterebbero i piedi e direbbero “No no no! Vogliamo lavorare qui!” oppure risalirebbero e tornerebbero alle loro famiglie?
    Sin quando non sentirò quelle persone dire ad una ad una che non vogliono un lavoro, ma vogliono la miniera, io sto con i minatori.
    Per quanto riguarda il Pili ol caschetto e i colleghi, invece, io non proverei troppo dispiacere per la foto negata 😉 buona giornata.

  22. Non so se essere contento per qualcuno che vede le cose come stanno o dispiaciuto per tutto il restante esercito che le vede come vogliono “loro”.

  23. Solo due parole per dire che l’energia prodotta da fonti rinnovabili può anche essere immagazzinata per essere utilizzata in un secondo momento. In ambito reidenziale questa tecnologia è reale.

  24. Purtoppo sono rmai 10 anni che dico, purtroppo, le stesse cose giacchè ho lavorato per molti anni a Portoscuso;
    ho ricevuto molti schiaffi ed insulti . Sono però certo che “per fame >” la gente si dovrà svegliare, altrimenti morirà senza
    che al mondo possa interessare.

  25. la colpa di tutto ciò che accade probabilmente è un pò di tutti! Sia dello stato italiano che da sempre ha veramente colonizzato l’ isola e sia di noi isolani stessi che non riusciamo mai (e ribadisco mai) a fare i nostri interessi. Come spesso si dice la verità sta nel mezzo! Da una parte c’ è lo stato italiano che depreda l’ isola: servitù militari, industria pesante costantemente in deficit, inquinamento a iosa, posti di responsabilità in tutti i settori negati ai sardi, negazione della nostra cultura e lingua, trasporti non ne parliamo, infrastrutture zero, strade pessime, ferrovie zero, scuole zero, mancata restituzione delle tasse ecc. ecc. Dall’ altra parte abbiamo i sardi…razza strana questa, ospitali fino all’ eccesso con chi viene da oltre mare, chiusi per natura, capaci di dare il cuore per un sorriso, capaci di accontentarsi quasi sempre, sindrome di inferiorità creata ad arte dalla nostra brava scuola! A danno dei sardi anche una grande ignoranza nel vero senso della parola cioè che proprio non sappiamo nulla! Se tutto questo succede quindi parte si deve allo stato italiano e parte a noi che non cerchiamo di cambiare le cose! Miscelando le due cose si ottiene un cocktail micidiale che ci sta facendo fare sonni tranquilli mentre la barca affonda! Se avessimo voluto avremmo potuto cambiare il mondo, ma purtroppo c’ è sempre un se e un mah di troppo!! buona giornata signori! P.S. per le prossime elezioni votiamo solamente partiti sardi che non siano alleati con altre forze politiche italiche!! meglio perdere una guerra avendo lottato piuttosto che vincerla e averla persa ugualmente!

  26. Qui ina intreressante analisi della situazione nel Sulcis dal punto di vista tecnico ed energetico: http://www.lavoce.info/multimedia/-radio/pagina640.html

  27. L’articolo contiene alcune indiscutibili verità sulle vicende dell’industria pesante trapiantata in Sardegna, ma non mi convincono le conclusioni che si accennano per uscire fuori da questa crisi: va bene l’agricoltura di qualità a cui si potrebbe associare un certo tipo di turismo non basato semplicemente sulle seconde case, tuttavia se ci si ferma soltanto a questi due fattori si rischia di cadere nella condizione tipica degli stati o regioni che vengono utilizzati alla stregua di colonie. Soprattutto il secondo fattore, il turismo delle seconde case, ci espone a questo rischio, perchè si rischia di far dipendere completamente l’economia locale dagli IDE (Investimenti Diretti Esteri), i quali, oltre ad essere il classico mezzo per creare delle bolle immobiliari con conseguenti danni ambientali e consumo del territorio, portano ad uno spaventoso indebitamento nei confronti dell’estero (devono essere renumerati gli investimenti). Già oggi l’80% dei profitti del turismo lasciano la Sardegna. Quindi, o si rivedono i parametri degli IDE( che so, obbligo di reinvestire una percentuale dei prifitti nel luogo in cui sono stati prodotti, rilascio di brevetti, creazione di un fondo per sanare eventuali danni ambientali, etc), oppure si rischia di fare la fine dell’Irlanda o della Spagna. Naturalmente ciò dovrebbe valere non solo per il turismo, il quale secondo me dovrebbe essere soltanto un elemento complementatare e non preponderante dell’economia sarda ( e comunque non basato sul sistema delle seconde case), ma anche e soprattutto per la manifattura, senza la quale, è bene ricordarselo, si finisce in una condizione semicoloniale.

  28. Il rifiuto alla flessibilita’, alle nuove idee al rinnovarsi coi tempi e’ sottosviluppo. Grazie per un grande articolo, doloroso ma vero.

  29. Spendere gli stessi soldi in una struttura che organizzi la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agropastorali e dell’artigianato, Struttura che renda riconoscibile e visibile la produzione sarda nel mondo e che trascini tutta la produzione agroalimentare dell’isola. Di cattedrali nel deserto che sperperano ed inquinano ne avete avute troppe, non vi bastano ancora ?

  30. @Marino
    Complimenti, mi è piaciuto il tuo commento, soprattutto per quanto riguarda il fatto che le responsabilità delle riconversione sono collettive. Pochi sanno che le “nostre” pur inquinanti fabbriche sono responsabili del 70% delle esportazioni sarde, e perciò sono fondamentali nel lenire il defict delle partite correnti della Sardegna. Stiamo parlando di cifre enormi che incidono comunque sul tenore di vita di tutti i sardi(chiedete ai commercianti del Sulcis). Senza quel flusso di denaro, che comunque, a seconda dei casi, e per via della faccenda degli IDE, non viene trattenuto completamente in Sardegna, la situazione economica sarebbe ancora peggiore. La stessa cosa vale per la pastorizia, è interesse di tutti i sardi che questo settore non crolli e che si sposi con altre attività ad alto valore aggiunto (per esempio creando una filiera che utilizza la lana nel settore dell’edilizia sostenibile che punta al risparmio energetico). Comunque, ora, una volta che viene riconosciuto che alcune fabbriche sono altamente inquinanti, si possono fare tutte le proteste possibili, ma sempre tenendo presente di non buttare il bambino con l’acqua sporca, perchè bisogna studiare tutte le alternative possibili che consentano una produzione con il minor impatto ambientale possibile. Perchè non si potrebbe sposare lo scenario di fabbriche che si occupano dell’alluminio riciclato e delle sue varie trasformazioni in manufatti, evitando così l’inquinante fase del trattamento della bauxite? In questo modo si aumenterebbe l’occupazione rispettando l’ambiente, e si permetterebbe ai cittadini sardi di toccare con mano l’utilità della raccolta differenziata. Bisognerebbe sempre ricordarsi che la ricchezza è sempre una costruzione sociale e collettiva, se non si capisce questo la Sardegna sarà condannata alla desertificazione. Come collettività, nel bene e nel male, abbiamo scelto questa strada, ora perchè, visto anche gli alti costi che abbiamo pagato in termini ambientali, non possiamo scegliere un’altra più sostenibile e consapevole senza comunque buttare il bambino con l’acqua sporca?

  31. Ma quanti commenti che premono per la ricerca, ancora di un colpevole? Di qualcuno ancora a cui dare la colpa della nostra incapacità politica? Son discorsi che vivono nel passato e che ripetendosi da vent’anni non saranno di certo costruttivi oggi che il tema è di nuovo sotto gli occhi di tutti.
    L’articolo non solo è interessante ma è stimolante. Perché? Perché oltre ad aver accennato la drammatica serie di eventi che ci ha portato fino a qui, non si è perso in sterili analisi politiche fini a se stesse, ma è andato oltre centrando il fulcro del problema. Trovare un’alternativa, e continuando a cercare un colpevole, schierandosi con chi interpreta le colpe in un modo piuttosto che in un altro non aiuta certo a costruire il futuro, al massimo a comprendere e scannarsi sul passato, come accade nella nostra ormai consolidata tradizione politica.
    E allora perché tra tutti questi commenti non saltano fuori proposte? Questo non è il tempo di proporre, ma di capire, scrive l’autore, ma la situazione è evidente da ben vent’anni, forse questo è il tempo di capire è vero, ma di capire come muoversi, cosa fare, cosa proporre, come creare un alternativa.
    Banalmente ne viene accennata una nell’articolo, che per quanto banale è comunque più fruttifera dell’ennesimo finanziamento. A criticare tutti son bravi, ma ad accompagnare ogni critica con una proposta?
    Molti comuni nel mondo hanno subito la difficile situazione che vive oggi il Sulcis, o che ha vissuto la Legler qualche tempo fa, e che i suoi operai continuano a vivere, eppure son tante le Iniziative adottate nel mondo per dar nuova luce all’economia di un comune o di una regione. Come le città di Transizione per esempio, o i progetti di rivalorizzazione. Guardate per esempio questo link di un progetto in via di realizzazione in Cina, una cava oscena e dismessa ora ospiterà un resort di lusso, trasformando un area deserta che ha a lungo contribuito all’effetto serra, in una zona turistica ecologica e sostenibile.(http://www.ecoblog.it/post/3838/dalla-cina-il-resort-ecologico-in-una-cava). Insomma idee ce ne sono su come spendere meglio i soldi?
    Inoltre ciò che afferma l’autore sull’energia è vero. Il mio coinquilino ha fatto il tirocinio nella struttura del Sapei il nuovo cavo che connette la Sardegna alla Penisola per lo scambio di energia, e la Sardegna ne è prevalentemente esportatrice, in particolare di quella prodotta con l’eolico.
    http://www.nextville.it/news/591

  32. Gli eventi nella miniera di Nuraxi Figus [a parte la mia sincera solidarietà ai minatori] evidenziano semplicemente il fallimento [totale] dello Stato e della politica in generale.
    Anni di abbandono e di sfruttamento di soldi pubblici, hanno portato la Carbosulcis [e non solo] al fallimento; protratto per anni a mantenere clientele e garantire alla politica armi con cui negoziare.
    Quale situazione migliore in una miniera, sia per la politica, che per il sindacato, i lavoratori o i mass media?
    Infatti, grazie ai riflettori puntati, i mass media italiani e sardi; alla particolarità del luogo, una miniera; le condizioni dell’evento, un’occupazione a 370 metri di profondità; gli strumenti, 690 kg di esplosivo; si è [Ri]creata la TEMPESTA PERFETTA; dove ognuno pensa di trarre vantaggi dalla situazione.
    Non importa il salario dei minatori, il conto economico dell’azienda o l’inquinamento della zona, oggi conta solo la VISIBILITÀ.
    In questo strano paese chiamato Italia, in cui [noi sardi] siamo finiti, conta poco che la maggior parte delle aziende hanno [già] chiuso o stanno per fermarsi a causa della crisi economica [devastante], causata [innanzitutto] da normative e leggi delle banche o dello stato stesso, quello che conta è far credere con i [mass media] che la situazione sta cambiando e volgendo al meglio.
    Il set mediatico di Nuraxi Figus, degno di Cinecittà, dove le varie comparse si stanno alternando, pur sapendo che non saranno loro a trovare una soluzione ma lo Stato; in attesa dello scoop, confidano nella trama, nella scenografia e negli effetti speciali [Ri]creati.
    Nel frattempo, la regia, gli attori principali e le comparse eseguono a menadito la trama struggente del film strappalacrime e [Ri]creano la suspense necessaria al finale di successo, degno di una candidatura agli oscar.
    Immaginate la scena [surreale] in cui tutti gli attori e le comparse arrivate oggi, tra cui i vari leader dei [tantissimi] movimenti sardi, rimanessero bloccati dentro la miniera per un’improvvisa [si fa’ per dire] esplosione all’imboccatura, con la speranza di entrare nella storia e ricordare [così] a tutti [quel giorno c’ero anch’io].
    Lo Stato italiano non è mai stato in grado di risolvere situazioni, ma solamente di posticiparle, manipolarle o peggio, mistificarle.
    La Sardegna è riuscita a fare di peggio, mantenendo alto il suo livello di sudditanza, viste le frequenti VACANZE ROMANE dei cortei sardi di protesta, anzi di [Ri]chiesta di denaro e di aiuti.
    Chissà quando i sardi avranno un moto di orgoglio e inizieranno [a muso duro] a camminare e disporre del proprio territorio da soli?
    Forse… quando spariranno gli effetti narcotizzanti degli aiuti, dei sussidi e della cassa integrazione; così da porre termine a questa [eterna] pantomima.
    Nel frattempo guardiamoci le anteprime, e visto che anche il Presidente Napolitano si vuole ritagliare una parte, magari come miglior “attore non protagonista”.
    Attendiamo arrivi importanti, colpi di scena, ma non aspettiamoci SOLUZIONI VERE, quelle purtroppo, NON ARRIVERANNO MAI.

    Roberto Seri

    • …sulla comunicazione mass mediatica, niente da dire, la tua analisi dimostra un’acutezza indiscutibile; siamo nell’era dell’immagine e questa conta più del contenuto quasi mai veicolato da essa, ma interpretato e interpretabile..per il resto, ricordiamoci che nel territorio sulcitano, i PREDATORI più feroci non venivano da roma e dallo stato ma dalla SARDEGNA e dal sulcis stesso (!!!!), quindi il problema non stà nel trovare il nemico a roma o nello stato, ma di saperlo IDENTIFICARE dentro il nostro territorio stesso!!Ergo: diventare indipendenti con le stesse teste che hanno determinato questo disastro attuale, non è auspicabile, perchè essere sardi non è automaticamente garanzia di buongoverno…e i tanti parassiti sugli scranni da quarantanni, succhianti il sangue del sulcis, ce lo dimostrano ampiamente!

  33. pareri kondivisi e kondivisibili,alkuni di noi hanno aperto gli oki altri li hanno sokiusi altri ankora li hanno forzatamente e volutamente kiusi.anni fà durante una lotta simile un minatore della carbosulcis disse ke se tutti quei finanziamenti erogati fino ad ora fossero stati ripartiti ai lavoratori della miniera e ai cittadini di gonnesa ,siamo 5600 cirka ,vivremo di rendita!!!!!!!!

    • scusa ma quale lingua parli, o meglio scrivi? non sapevo che nella lingua italiana si usassero tante K… e neanche in Sa Limba si usano tante K..Ke tristezza.

      • Inoltre, sapere che il piano di rilancio della miniera necessita di UN MILIARDO E MEZZO di euro, cifra con la quale è possibile rilanciare tutto il comparto agricolo, zootecnico e manifatturiero in Sardegna, che creerebbe Decine di Migliaia di posti di lavoro, anziché qualche centinaio, deve mettere a pensare TUTTI i SARDI…
        Allora perché far continuare questa strumentalizzazione da parte della classe politica [specie quella di SINISTRA] e dei Sindacati, VERI DISTRUTTORI di economie?

  34. komunque sia sto kon i minatori,figlia di minatore, a foras su despotismu a foras is politiku ki si ingrassada kun su dinai de su stadu italianu….e se ci sono donne e uomini di buona volontà senza tessera di partito ke vogliono ammistrare …..si facciano avanti

  35. Vivo ad Iglesias da 2 anni. Tutti mi hanno detto che con un voto ad Oppi si ottiene un posso di lavoro ma questa cosa non fa particolarmente schifo, viene considerata NORMALE. Il nome di questo Feudatario non lo ha detto nessuno. Là sotto a meno 400 quanti sono quelli che non fanno il suo nome perché quel che hanno avuto fin ora lo devono a lui? O a lui o al sindacato. Se la regione ha il 100% della carbo sulcis allora è un posso pubblico e bisognerebbe entrare per concorso… Il voto di scambio è una realtà contro la quale in sulcis NESSUNO protesta, chissà perché?

  36. IL VOTO DI SCAMBIO E’ CIO’ CHE HA RESO IL SULCIS IN QUESTE DRAMMATICHE CONDIZIONI!!!Senza questa consapevolezza non si migliorerà mai la situazione, senza il coraggio di distruggere i SANCTUS SANCTORUM che dalle poltrone politiche si sono nutriti della carne dei minatori e della società sulcitana per nutrire i loro visceri…, senza questa consapevolezza, si continuerà a piangere e ad imprecare un diritto che siamo prima noi a non saper riconoscere!

  37. Complimenti per l’articolo che ci illumina dei lati nascosti. Anna.

  38. Mamma mia che retorica antica.
    Fatemi sapere quale paese al mondo vive di solo turismo. FATELO SAPERE AL MONDO. ma lo sapete quale è il pil prodotto in sardegna dal turismo? ma certo vivendo con la natura , l’arco e le freccie e facendo produrre l’energia da altri non sardi, facendo produrre da altri non sardi tutte quelle cose brutte dell’industria tipo acciaio, collane, auto, motori, plastiche e benzina, ecceetera allora si che la cultura sarda si manifesterà esattamente come aveva fatto prima dell’era industriale. Sono sardo ma in realtà sono terrestre quindi non sono sardo ma vivente del pianeta terra. ma cosa è l’essere sardo? ma quali sono i parametri esatti nel 2012 con le frontiere aperte con milioni di razze che si mischiano? ma c’è un dna sardo? ma ancora a questo livello siamo (il verbo dopo è sardo)? sono un balente? aiuto.
    ho sentito sempre dire sin da bambino che la colpa non è dei sardi se la sardegna ha dei problemi ma degli altri : i cattivi, i virus e gli extraterrestri. Che tristezza.

  39. In merito alla questione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili in sardegna ho trovato questi dati:
    http://noi-italia.istat.it/index.php?id=7&user_100ind_pi1%5Bid_pagina%5D=75&cHash=ee27770a67ac41edc24726d35d85f840

  40. Complimenti per l’articolo,quello che hai scritto è la triste realtà.Conoscendo meglio la storia degli ultimi 30 anni si può anche dire di più e di peggio e non pensare che non sia condiviso anche dai” minatori “.Chiamala” vigliaccheria ” se vuoi,ma quando non vedi all’orizzonte politiche alternative,serie, che gettino le basi,fuori dall’esistente, per creare posti di lavoro che diano “coraggio ” e pane anche a quelle famiglie che non lo vorrebbero perdere.

  41. L’energia elettrica sarda non è prodotta con l’eolico e il fotovoltaico ma con l’olio combustibile e il carbone: a P.Vesme a sud e a Fiumesanto a nord. Centrali termoelettriche a doppia funzionalità. Ora vero è che il carbone sardo è sporco e costa molto (si può adeguatamente rendere meno inquinante), vero è che quello cinese costa poco, ma perché? Perché i minatori cinesi crepano tutti i santi giorni nelle stesse gallerie in cui mangiano e dormono, per una scodella di riso al giorno e in condizioni di sicurezza inesistenti. E’ solo questo che rende il carbone cinese più appetibile, il fatto che i nostri minatori vogliono fare una vita normale e mandare i figli all’università, e sinceramente ciò non mi scandalizza. L’industria minero-metallurgica sarda ha una tradizione che inizia nell’età del bronzo, pensate forse che i nuragici importassero zinco, stagno e piombo dalla Cina? No, se li scavavano qua. E poi non mi venite a dire che c’è gente che cerca appoggi per passare la vita sottoterra perché è molto difficile crederci.

  42. E’ tempo di mettre il carbone del sulcis nel posto che merita: i musei e i libri di storia! Capisco il dramma umano e esistenziale dei minatori e delle loro famiglie ma dobbiamo dire basta all’estrazione e al consumo del carbone sardo, troppo inquinante e costoso. Se in Germania sono riusciti a chiudere le miniere di carbone e riconvertire l’economia di intere regioni non capisco perchè questo non possa essere realizzato anche in Sardegna. Concordo in toto con l’articolo e credo che sia politicamente e economicamente più razionale continuare a pagare lo stipendio, per restare a casa, a quei 1500 piuttosto che pagare miliardi di neuro nell’ennesima impresa ecologicamente e economicamente folle e autolesionista.

  43. da poco ho dovuto lasciare la sardegna,e precisamente nuraxi figus,nonostante io sia del continente ho sentito tante cose da la carbosulcis la conosce da tanti anni,pure chi sostiene che l’estrazione del carbone sia soltanto una copertura,ma che l’azienda serva solo all’enel per smaltire le loro scorie….mi metto sempre dalla parte dei lavoratori,anzi,dei disoccupati come me,che non ricevono nessun tipi di assistenzialismo,perchè come in tanti posti esistono gli accozzi,ci sono persone che vivono da anni con sussidi di vario genere,sarà pure sbagliato il modo,ma mettetevi nei panni di chi (come me) non ha piu nemmeno una casa,ovvio che credo che se andassi anche io in piazza sella mi darebbero solo del pazzo,…ma quindi??? alcoa protesta per alcoa,portovesme per loro stessi,eurallumina idem…dove sta l’unità di un popolo….??? che amo….vittime sacrificali di un sistema corrotto? e quindi ovvio che la protesta non abbia un senso per qualcuno,e che i giovani nemmeno comprendono,visto che vedono persone che tornano dalle grandi citta,come torino,milano e si trovano il posto fatto in fabbrica dopo che si parla di chiusura ecc—-meditiamo…ma non mi sento di condannare ne giudicare chi crede che siamo arrivati ad un punto in cui la rabbia prevalica la razionalità…

  44. Niente soldi pubblici nelle imprese. Se un’impresa è in grado di svolgere la sua attività in modo conveniente lo faccia, altrimenti non lo faccia qui ma dove gli conviene per motivi di qualità della materia prima, di logistica, di costo del lavoro o di quello che gli pare. Il massimo impegno che un ente pubblico dovrebbe assumersi è concedere incentivi fiscali, specie in fase di avvio di attività.
    In questo modo si valorizzano le vocazioni specifiche di un territorio: le zone vocate a certi beni e servizi faranno quelli perché saranno competitive su quelli, guadagneranno da quelli e ciò che non producono lo compreranno da altri che saranno più bravi a fare altro.
    Non ho mai visto piantare una vigna in montagna né un bosco di querce in riva al mare.

  45. Completamente d’accordo con ogni singola parola utilizzata.

  46. Michela Murgia sul suo Blog invita anche lei a chiudere Nuraxi Figus e ad importare carbone proveniente dal Venezuela o dalla Cina che ha due caratteristiche:
    1) E’ estratto in miniere a cielo aperto, distruggendo completamente Habitat, paesaggi, fauna e flora e inquinando terribilmente le falde acquifere per separare il minerale con la flottazione.
    2) Nel bilancio della CO2 occorre aggiungere il consumo di petrolio delle meganavi che lo trasportano dall’altra parte dell’oceano Atlantico o Indiano.
    Per cui forse sarebbe più ecologico (ed economico se si tassassero correttamente le emissioni di CO2) convertire una centrale a carbone accanto alla miniera di Nuraxi Figus che ha riserve enormi sotterranee e che quindi non deturpa il paesaggio.

    Purtroppo la produzione di energia elettrica di Canada, USA e Cina è realizzata per la maggior parte bruciando carbone. Per cui il carbone è (purtroppo) il presente e il futuro dell’industria termoelettrica ed è quindi più “moderno” di quanto molti pensino.

    Meditate gente, meditate …

  47. Bisogna accettare il cambiamento, l’ultilizzo del carbone non è più nè conveniente nè eco-sostenibile, l’unica strada sono le energie rinnovabili.

  48. Sono d’accordo al 100 per 100 con l’autore dell’articolo. Lo stesso discorso vale per la vinyls di portotorres e per ottana. E vale sicuramente anche per scarroch.
    Pubblico sulla mia bacheca!

  49. Sinceramente sono entrato per insultarti dato il titolo scelto, credevo fosse un articolo scritto da uno che sta dalla parte dei padroni. Invece mi sono ricreduto, tra l’altro c’è un’antica favola di Esopo, ” l’asino e le cicale” che insegna proprio a non andare contro natura, è inutile voler correre come un ghepardo se siamo bradipi. Forse questo è uno dei pochi casi dove il liberismo ha ragione sul socialismo (assistenzialismo)

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