Archive for November, 2015

November 30, 2015

Piattaforma comune per gli indipendentisti

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Come si sa, io non sono un indipendentista, o almeno non lo sono in senso stretto.

E non credo che gli indipendentisti–in senso stretto: quelli che vedono lo stato sardo come obiettivo principale–mi considerino uno dei loro.

Ciononostante, credo che un forte movimento indipendentista serva a tutti i sardi, visto che gli italiani capiscono soltanto la forza e sono forti con i deboli e deboli con i forti, come diceva già Pietro Nenni.

Il movimento indipendentista è debole, anzi debolissimo, come hanno dimostrato le manifestazioni di Cagliari e di Teulada.

Come mai?

La mia opinione di osservatore esterno, ma interessato, è che il movimento sia affetto da una debolezza gravissima e congenita, che va ben oltre quella provocata dai protagonismi e i narcisismi dei vari capi, capetti e amati leader vari.

Il movimento è affetto fin dalla nascita da una strana forma di leninismo infantile: credere che basti volere la repubblica sarda e gridare “A innantis fintzas a sa repubblica” per arrivare all’indipendenza statuale.

Purtroppo per loro, non c’è (ancora)  una guerra mondiale da cui uscire sconfitti (gli italiani) e un Palazzo d’Inverno da assaltare in trecento, giovani e forti.

Intanto, i giovanotti degli esordi dell’indipendentismo si avviano alla mezza età, mentre gli amati leader sono miei coetanei e alla mia età ci possiamo definire anziani.

Alla mia età, o si diventa finalmente saggi o ci si incammina sull’inesorabile sentiero del rincoglionimento.

A loro la scelta.

Alla nostra età, o si capisce che l’ottimismo della volontà non basta–e che scorciatoie, la storia, non ne offre: si veda proprio l’immediata degenerazione della rivoluzione sovietica–o si è privi del pessimismo che viene dall’intelligenza.

Per costruire uno stato indipendente, occorre costruire prima un corpo sociale maggioritario che lo sostenga: la nazione.

I signori se ne erano dimenticati–che sbadati!–e continuano a dimenticarsene–ma allora non sono sbadati!–o a credere che la nazione venga dal legame col sangue e con il sacro suolo della patria: BLUT UND BODEN.

Eja, se avete fatto quell’associazione, avete capito giusto.

No, cari i miei anziani e amati leader e cari i miei giovanotti di mezza età.

La nazione è una tecnologia sociale.

La nazione va costruita lavorando: costruendo la cultura nazionale del popolo sardo.

Liberatevi dal veleno sparso abbondantemente nel passato da falsi leader che teorizzavano “sa repubbrichedda italiana de Sardinnia”, senza lingua e senza identità.

Liberatevene, perché oggi solo un cieco–o un tonto–non vede che siete–e con voi, noi tutti–finiti in un vicolo cieco.

Non contate–e non contiamo–una minca.

L’abbiamo visto a Teulada.

Io ho tristemente preso atto della realtà.

Io–fuori dalla politica e dalla Sardegna–continuo a fare quello che posso e che mi spetta: studiare, riflettere, fare proposte.

Voi, se volete continuare a fare politica, stendete un programma unitario di politica culturale e incalzate questa giunta di latitanti, lavorando soprattutto sulle contraddizioni dei “sovranisti”.

La giunta Pigliaru non ha una politica culturale e questo vuoto è espresso magnificamente dall’assessora Firino.

Se Ugo Cappellacci era un ologramma trasmesso da Mediaset, lei non è neppure quello.

Fatele voi le proposte per una politica culturale nazionale della Sardegna.

Mettete questi latitanti con le spalle al muro.

Stanateli.

Dimostrate di essere classe dirigente e non dei ragazzini invecchiati, ma ancora sterilemente megalomani.

November 29, 2015

La bellezza non ci salverà e la conoscenza nemmeno?

fascio littorio

Viviamo in uno dei periodi più paradossali della storia, anzi, da questo punto di vista, il più paradossale.

La conoscenza, almeno nel mondo industrializzato, non è mai stata così diffusa, l’accesso alle informazioni non è mai stato così facile, non è mai esistito prima nella storia un numero così grande di persone coscienti di tanti dei problemi del mondo, eppure il dibattito politico è guidato quasi interamente da astuti demagoghi che si rivolgono, e con grande successo, alla pancia del pubblico.

Del pubblico–dico–non dei cittadini, perché la gente non viene trattata da adulta, cosciente dei propri diritti e doveri e di quelli altrui, ma come una massa amorfa di spettatori da far reagire al comando del capocomico di turno.

E media e politici si alternano in quel ruolo. aizzando il pubblico da un’emozione all’altra.

E questo fenomeno convolge anche paesi con una lunga e solida tradizione democratica: in Olanda la situazione non è meglio che in Italia: http://www.nrc.nl/handelsblad/2015/11/28/wo3-1560995

È possibile, come dice Bas Heijne nell’articolo di cui ho fornito il link, che siamo già entrati nella terza guerra mondiale ed è ancora più possibile che stiamo sul punto di entrarci.

Nell’ultimo anno, l’Europa ha dato una dimostrazione dopo l’altra della sua bruttezza: dalla crisi greca a quella dei profughi–con una breve pausa per le lacrime di coccodrillo da versare, a comando, su Aylan–a quest’ultima seguita alla strage di Parigi.

L’odio, la bruttezza e l’ignoranza imperversano e determinano l’andamento di qualsiasi discussione.

Le numerose–mai state così numerose–persone in grado di discernere riescono soltanto a reagire, ma sempre sulle iniziative e sul terreno imposti dal capocomico di turno.

L’iniziativa è in mano a IS, a Hollande, a Putin, a Erdogan, ai sauditi e ai politici populisti, oltre che ai media che gli fanno da grancassa, pochi esclusi.

La terza guerra mondiale è gia iniziata?

Incomincerà presto?

La riduzione delle nostre libertà e dei nostri diritti è in ogni caso già incominciata: http://www.dirittiglobali.it/2015/11/siamo-in-guerra-leuropa-aiuti-la-francia-il-patriot-act-di-hollande-per-sfidare-il-terrore/

L’unica cosa sicura è che noi–gli intelligenti, gli informati, la gente razionale–non siamo in grado di prendere in mano l’iniziativa.

In America viene commessa, su scala ridotta, la stessa porcheria di Parigi e tutto quello che Obama è capace di fare è guaire, per l’ennesima volta: “Adesso basta!” (http://www.repubblica.it/esteri/2015/11/28/news/obama_basta_gli_stati_uniti_devono_fare_qualcosa_per_le_armi_facili_-128367640/?ref=HREC1-8)

Eppure, i morti ammazzati in quel modo, in America, su base annua, superano di gran lunga quelli di Parigi. Solo i bambini uccisi o feriti sono 638: http://www.gunviolencearchive.org/.

Noi–quelli buoni insomma–non siamo andati oltre alcuni commenti sarcastici, che scimmiottavano quelli truculenti prodotti dopo Parigi dai media fascisti: sì, è così che vanno chiamati, ormai.

Anche in questo caso, se reazioni ci sono state, sono state reazioni, non iniziative indipendenti e libere dai condizionamenti imposti al dibattito dai populisti.

Insomma: siamo nelle loro mani.

E in Sardegna come siamo messi?

La Sardegna, come entità culturale autonoma–non parliamo poi di indipendenza culturale!–non esiste.

Quindi, anche qui orde di concas de minca e di callonis tontus imperversano sui media contro le invasioni dei migranti e le guerre di religione, che non interessano la Sardegna, mentre una manifestazione contro le concretissime minacce costituite dalle servitù militari e dalle manovre della NATO viene disertata da tutti, meno un piccolo gruppo di persone alle quali tutti dobbiamo essere grati.

Stessa sorte ingloriosa–ma qui il condizionale è d’obbligo, perché non ho visto i risultati del sondaggio–sarebbe spettata alla proposta di cambiare il nome della 131.

Eppure, anche per la Sardegna vale che la coscienza nazionale dei sardi non è mai stata così alta e diffusa.

Mai prima nella storia.

Che fare?

La bellezza–ma cosa sarebbe poi la bellezza?–non ci sta salvando.

La conoscenza neppure.

 

 

November 28, 2015

Cosa de non crei! Seu de acordiu cun Kelledda!

Cagliari_-_Statua_Carlo_Felice

“Per quanto mi riguarda, il nome di Carlo Felice, del boia che era, è degno di questa strada. Non vorrei mai che per cercargliene uno nuovo venisse scomodato un personaggio come Mariano IV d’Arborea (una delle proposte dell’assessore regionale)”. http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2015/11/28/un_nome_nuovo_per_la_carlo_felice_meglio_che_resti_al_re_boia-68-448132.html

Custus fueddus de Michela Murgia m’agatant de acordiu.

Spantu, no?

Unu nomini malu po una strada mala est cosa giusta sceti.

Immoi Maninchedda s’est torrau a sonai, ca est arrenesciu–totu issu at fatu–a fai acabbai un’arrogheddu de cussu casinu chi s’ANAS iat inghitzau 8 annus a oi.

Beni, certu.

Antzis, mellus de nudda.

Siguru!

Ma prus de cussu non si podit nai.

Ma sa cosa prus interessanti non est custa.

Sa cosa de importu est ca, a su chi parit, sa prus parti de is sardus non bolit a cambiai cussu nomini.

E custu non est unu spantu.

Sa cuscientzia de unu populu non crescit in is matas de pirastru.

Natzioni si diventat.

Ma custu Maninchedda non est bonu a ddu cumprendi.

Non ddoi arribbat propriu.

Mai fatu nudda po sa lingua.

Antzis at trabballau contras a s’aunimentu ponendi-si a sa parti de s’universidadi de Sassari contras a sa LSC.

Mai fatu nudda po sa cultura sarda.

Mai proponniu nudda de su chi serbit a strantaxai unu cuscientzias natzionali.

Immoi, “imbriagu de passioni”–comenti narát cudd’amighu miu–poita, ca est arrenesciu a fai acabbai un’arrogheddu de cussu stradoni, si creit ca bastit cussu a si fai sighiri de totu is sardus.

Maninchedda est unu campioni de su”benaltrismo”.

Stradonis, “piste ciclabili”, canalis e canoas.

Si pensat de aderus ca sa natzioni crescit in is matas de pira camusina?

Eja, cussa chi innestant is cantoneris de s’ANAS in s’oru de su stradoni.

A fai una natzioni, unu populu cuscienti, arrichedit trabballu e dinai.

Trabballu meda e dinai meda po pagai cussu trabballu.

E immoi issu s’est pigau un’atra sbruncada, ma non dd’at a serbiri a nudda su propriu.

Candu non bolit cumprendi, de totu cuss’abbistumini chi tenit non si ndi fait nudda.

Nudda.

Nudda.

Lastima de s’abbistumini fuliau.

 

 

November 26, 2015

E anche quest’anno il bieco rito del conformismo

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Avevo pensato di andarmi a cercare anche questa volta i dati che smentiscono le puttanate–termine sessista!–che ogni anno si raccontano sul “femminicidio”  in Italia,

Poi mi sono ricordato che la presentazione di dati ottiene esattamente l’effetto opposto su chi è mosso dalla fede.

I dati sono lì, in rete, chi li vuole se li cerchi.

Dati che mostrano che non c’è legame tra numero di donne uccise e posizione della donna nella società.

Dati che dimostrano che la violenza–anche omicida–delle donne nei confronti degli uomini è soltanto–e neanche esageratamente–inferiore a quella degli uomini verso le donne.

Dati che dimostrano che la violenza degli uomini verso altri uomini è di gran lunga più grande di quella verso le donne.

Dati che mostrano un calo costante della violenza degli uomini verso le donne.

Non servirebbero a niente.

Perché i giornali bon ton, le alte autorità dello stato e–completamente incomprensibile–tante donne hanno deciso che il “femminicidio”  nell’occidente esiste indipendentemente da qualsiasi realtà verificabile.

Il femminicidio è un dogma, come i vestiti dell’imperatore nudo.

Ad ammettere che quello, l’imperatore–le donne– si è lasciato prendere per il culo–altra espressione sessista!–da quei due magliari di sarti, si rischia di venire esclusi dalla cerchia dei cortigiani.

Così, ogni anno, la sfilata dei buffoni di corte si ripete.

Quelle che proprio non capisco sono le donne sarde che ci cascano.

Vivono in uno dei luoghi più sicuri al mondo per una donna e si accodano all’isterico circo del conformismo puzzolente italiano.

Misteri della fede femminista.

 

November 24, 2015

Il nostro futuro

pigliaru

Fra cinquanta anni, la Sardegna sarà abitata stabilmente da 50.000 tra consiglieri regionali, ex-consiglieri regionali con vitalizio e villa a Villasimius, addetti alla mensa dei militari degli innumerevoli poligoni di vari paesi Nato , che occupano tutto il territorio sardo, tranne Cagliari, Sassari, Olbia e Villamisimius, da ottobre ad aprile, e poi camerieri che parlano solo arabo e italiano e comparse africane che recitano tra le pecore impagliate e gridano, da maggio a settembre, cose tipo: “Eja!”, “Ajò!”, “Capitto mi hai?”,  per i turisti che rimpiazzano i militari, mentre, da 0ttobre ad aprile, servono i consiglieri regionali sovranisti del partito unico qatarino che si riuniscono tra Cagliari e Villasimius

Il presidente della  Regione Autonoma Sardignola sarà Francis Delano Peegliaroo, erede di Francis Peegliaroo, che nessuno sa chi sia mai stato, tranne forse in Qatar o negli archivi del ministero della Difesa di quella che un tempo era la Repubblica Italiana.

November 23, 2015

Colpo basso? No, rabbia enorme!

Sono in bilico tra lo sghignazzo e le lacrime. Oggi non senti altro che gente che si è resa conto che la Sardegna sta scomparendo. Ma no? Ma va? E naturalmente questo non c’entra nulla con la lingua…Nulla? Niente lingua? Niente identità. Niente identità? Niente gioia di essere quello che sei. E allora emigrazione e/o niente figli. E, last but not least, ma detto mille volte: niente lingua? Niente cultura sarda. E quindi niente economia sarda. E quindi fame, emigrazione, spopolamento.

La nostra classe dirigente si ostina a non voler vedere che la questione Sardegna è una questione da affrontare nel suo insieme, partendo dall’identità massacrata dei sardi e quindi dalla lingua e dalla cultura.

Un popolo che rinuncia alla propria lingua è un popolo che non si ama: come stupirsi allora che assieme alla lingua sparisca anche il popolo stesso?

Siamo governati da gente che ha interiorizzato la colonizzazione culturale accettata dai propri genitori e che ci sta portando alla fine della corsa iniziata dalla politica autonomista: lo spappolamento totale dell’identità e quindi della società sarde.

Spappolamento e spopolamento.

Ecco il motivo della mia rabbia.

 

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20 h ·

“La Sardegna dell’interno sparirà entro il 2050.

Intanto noi abbiamo già avviato le prove per fare i figuranti del popolo pellito ormai scomparso.
A Cortes apertas si esibiscono manicaretti e abiti tradizionali. La folclorizzazione di noi stessi.
Dalle città vengono a migliaia a vederci. Burattini di un sistema che ha abdicato da tempo a servire il popolo, a creare servizi, a ridistribuire la ricchezza, a valorizzare la diversità, a dare risposte concrete.
Non sarà una linea Wi-Fi, una tasi a tasso zero, una scuola nuova, un clima mite, una campagna stupenda a tenere le persone nei piccoli centri.
L’unica leva è e sarà quella del lavoro, dell’economia.
Senza di esso tutte le manovre saranno fallimentari.
Nel 2050 tutti a Cagliari a vendere ricci al poetto.”

 

http://www.cagliaricittacapitale.com/it/2015/03/30/la-sardegna-si-salva-tutta-o-non-si-salva-un-futuro-produttivo-e-lestinzione-gia-in-corso/

http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=23736

http://m.lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2015/11/22/news/allarme-spopolamento-in-sardegna-entro-il-2050-spariranno-166-paesi-1.12491322

 

November 22, 2015

Contraddizioni a sinistra

pigliaru

Quando voglio affinarmi le idee leggo quello che scrivono Alessandro Gilioli e Adriano Sofri. E siccome ho spesso bisogno di capire quali sono le mie opinioni, li leggo spesso. Dissento spesso da entrambi e per motivi opposti: Gilioli mostra incertezza su questioni, come quella palestinese, in cui proprio non vedo come si possa ancora essere incerti, mentre Sofri non ha perso il vizio di averne troppe, di certezze, ora spesso opposte alle sue certezze storiche. Ma tant’è…Volevo solo dire che leggo spesso quello che scrivono questi opinion makers italiani, di sinistra, che is occupano praticamente di tutto e con competenza. E allora ti colpisce il fatto che non abbiano mai scritto di quelle cose di portata internazionale che hanno convolto la Sardegna in questo maledetto mese di novembre: l’esercitazione Trident Juncture e l’esportazione di bombe–o componenti di bombe–sarde in Arabia Saudita. Colpisce perché Gilioli scrive sull’Espresso e proprio l’Espresso, unico tra i giornali importanti, ha scritto di Trident Juncture, ma senza riferire che era la Sardegna veniva bombardata. E colpisce perché Sofri scrive spesso di Medioriente, con grande competenza e schierandosi, ma non ha sentito l’urgenza di dire una parola sulla vendita di bombe che servono a bombardare lo Yemen:http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=23741
Ora noi sardi siamo abituati a non esistere se non quando quello che succede da noi conferma i luoghi comuni italiani sui sardignoli, ma l’assenza della Sardegna dalle preoccupazioni di due intellettuali che–detto senza ironia–si preoccupano di molto di quello che avviene nel mondo, anche quando quello che vi succede è preoccupante per tutto il mondo, mi stupisce.
Avantieri Sofri ha pubblicato su Repubblica un pensiero molto interessante e in gran parte condivisibile sul rapporto tra lutto e vicinanza:https://www.facebook.com/adriano.sofri.9/posts/10205120563669488
Non si può essere in lutto per qualunque cosa avvenga nel mondo.
Lo stesso vale per l’indignazione.
Gilioli e Sofri non si indignano per il fatto che l’Italia esporti bombe in un paese in guerra–cosa proibita dalla legge–e che armi un paese in cui è già in vigore il sistema politico che l’IS cerca di imporre altrove, con grande indignazione di Sofri.
Perché non si indignano?
Applicando il ragionamento di Sofri all’indignazione, io non posso che indignarmi enormemente, visto che le bombe–o i loro componenti–si fabbricano a pochi chilometri dal paese in cui sono nato e dalla cittadina in cui sono cresciuto: il luoghi sono Domusnovas, Villamassargia e Iglesias.
Sono luoghi troppo lontani da Pisa e da Milano?
Non sono Italia?
Per me non sono Italia, ma per loro?
Misteri della sinistra italiana e dei suoi rapporti con i territori d’oltremare.

November 21, 2015

Dagli all’untore!

A quanto pare l’hanno beccato: http://www.castedduonline.it/cagliari/centro-storico/29467/in-trappola-sergio-abis-62-anni-scoperto-il-gestore-del-blog-untore.html

Se fosse lui l’untore, corrispondebbe all’idea che mi ero fatto: un galantuomo disposto a molte cose pur di raggiungere il suo scopo.

E, chiaramente, il suo scopo non era quello di “salvare l’archeologia dai ciarlatani”: un professionista, chiaramente.

Quello dichiarato era lo scopo di altri, quelli che ridevano, sapevano, gongolavano delle sue imprese.

E, chissà, forse le foraggiavano.

Vedremo cosa dice la magistratura.

Il signor Sergio Abis è accusato di aver accoltellato due persone, con la nobilissima motivazione dei soldi: sa pilla.

Esattamente quella che penso sia la motivazione dell’untore.

Si è occupato anche di me: quale onore!

Chiaramente di me non sapeva una minca: “Asino, fallito, cornuto”.

Non l’ho nemmeno querelato.

Figuriamoci se un vecchio sessantottino mai pentito si rivolge alla “giustizia borghese” per queste cazzate.

Le querele–a questi livelli–le lascio ai quaquaraquá che si offendono per un’onomatopeia.

Ad altra gente, invece, l’untore ha fatto molto male.

E per questo sarei contento se l’avessero beccato davvero.

Ma sarei ancora più contento se beccassero i suoi mandanti.

I garanti del regime.

Gente ancora più vile di chi. come lui,  si copre con l’anonimato.

Aspettiamo con fiducia.

November 20, 2015

Lo stato sardo, le bombe e le facce di culo

 

224-2Lasciamo stare il buon Pigliaru, che adesso è tutto contento per le coccole che gli ha riservato il Sole 24 ore.

L’unica cosa che si capisce dall´articolo è che gli vogliono bene: il perché mi rimane un mistero, se non il fatto che il loro è un amore corrisposto.

Le coccole degli imprenditori italiani, comunque, se le merita, soprattutto di quelle degli imprenditori dell’industria bellica.

Il buon Pigliaru: così tenero con loro imprenditori della morte, che si taglia con un grissino.

E ci credo che gli vogliono bene: possono continuare a bombardare la Sardegna come quando e quanto vogliono e sperimentare da noi le armi che poi venderanno ai macellai che pagano.

E poi ci sono quelli che esportano bombe “made in Sardinia” in Arabia Saudita, con il benestare della ministra Gianni&Pinotti: “Tutto regolare: hanno pagato il biglietto!”: http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2015/11/20/bombe_sarde_parla_il_ministro_pinotti_l_esportazione_in_arabia_re-68-446532.html

Arabia Saudita, dico!

‘L’Arabia Saudita è un paese in guerra e, eja, è quello stato in cui IS è già al potere e che finanzia le filiali estere dei tagliagole.

All’addestramento ci pensa poi la CIA, eh!

L’Arabia Saudita che usa le bombe per ammazzare–legalmente, come garantisce Gianni&Pinotti–un po’di uomini, donne e bambini nello Yemen: http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=23741

Legalmente, ché tanto i morti non sono francesi…

Cos’altro potrebbe voler dire la ministra alle bombe?

Ma non mi stupisco per la ministra italiana, né per un sardignolo amato dalla confindustria italiana.

Quello che mi stupisce sono quei venditori ambulanti–nel senso che ambulano da un partito all’altro–di belle parole.

Parole come “repubblica sarda”, “stato sardo”, “sovranismo”, “indipendenza”.

Vogliono una repubblica sarda indipendente che esporta bombe ai regimi feudali?

Perché, da loro, oltre al mantra di “stato”, “stato”, “stato” non si sente niente.

Pardon!

“Stato e agenzia delle entrate.”

Sono giorni tristi.

Muoiono innocenti.

Ci rubano altre porzioni di democrazia e di libertà.

Le facce di culo imperversano.

 

 

November 17, 2015

La guerra, i morti, le bugie

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La mia vicina di Col di Lana era ferocemente antiamericana.

Mica perché suo marito era visceralmente comunista.

Macché, aveva i suoi motivi.

Era “a servizio” a Cagliari nel 1943 e aveva visto i caccia americani mitragliare i bambini con i grembiulini bianchi che scappavano dall´asilo.

“Ho visto il cervello di quei bambini attaccato ai muri!”

Non voglio credere che gli americani abbiano mitragliato quei bambini perché erano bambini.

Voglio credere che, volando a 300 km all´ora, dall´alto, abbiano pensato che quelle macchie bianche fossero marinai, militari nemici, insomma.

Crederlo mi consola: http://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2013/02/13/cagliari-1943/

Ma perché gli alleati bombardavano Cagliari?

Ah, mi chiedo quanti sardi lo sappiano.

Io lo so dalla televisione olandese … o era quella inglese?

Vedi, sapere le lingue!

Bombardavano la Sardegna, perché volevano sbarcare in Sicilia.

Non capite?

Allora pensate a quello che sta succedendo in questi giorni in Siria.

Pensate davvero che vi stiano raccontando la verità?

Da qualunque parte vi arrivino le informazioni, eh!

Tipo le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein–ve le ricordate?– o  le vittime dei bombardamenti francesi a Raqqa.

Il piano degli alleati era di sbarcare in Sicilia.

Così hanno pensato bene di far credere agli italiani e ai tedeschi che avessero intenzione di sbarcare in Sardegna.

Hanno preso il cadavere di un suicida gallese, gli hanno riempito le tasche di documenti “segretissimi” e l´hanno imbarcato su un sommergibile, che l´ha buttato in mare davanti alle coste spagnole.

Nelle tasche del cadavere, c´erano i piani per lo sbarco in Sardegna:

The invasion was assisted by some subterfuge. In April 1943, a month before the Allied victory in North Africa, German agents recovered the body of a British Royal Marine pilot from the waters off a Spanish beach. Documents in an attaché case handcuffed to the officer’s wrist provided a goldmine of intelligence about the Allies’ secret plans, and German agents quickly sent the documents up the chain of command where they soon reached German leader Adolf Hitler (1889-1945). Hitler studied the captured plans carefully, and, taking full advantage of their top-secret details, directed his troops and ships to reinforce the islands of Sardinia and Corsica, west of Italy, against an impending Allied invasion. There was only one problem: The recovered body–which was not a Royal Marine but actually a homeless man from Wales who had committed suicide–and its documents, were an elaborate British diversion called Operation Mincemeat. By the time Hitler redirected his troops in the summer of 1943, a massive Allied invasion force was sailing to Sicily.

(http://www.history.com/topics/world-war-ii/invasion-of-sicily)

Insomma, quei bambini di Cagliari e tutti gli altri sardi ammazzati dai bombardamenti alleati sono morti soltanto per far credere a Hitler e Mussolini che gli alleati sarebbero sbarcati al Poetto.

Adesso il mio amico Nicolò denuncia le bufale che girano nel web sulle morti che i francesi avrebbero causato bombardando Ar Raqqa.

Anche io ho postato una di quelle bufale, precisando che non era una foto dei bombardamenti francesi, ma che rendeva l´idea.

Perché, cari tutti i Nicolò, quando si bombarda una città, muoiono soprattutto civili e muoiono tanti bambini.

Come a Cagliari nel 1943.

E in guerra muore per prima la verità.

Non sapremo mai quanti bambini stanno ammazzando i francesi.

Né quanti ne hanno già ammazzato i russi.

Sappiamo solo che tanti civili e tanti bambini stanno morendo.

Lo sbarco inaspettato in Sicilia valeva la vita di quei bambini di Cagliari o il braccio del mio vicino di campagna, che l´ha perso, ragazzino, durante il bombardamento di Gonnos Fanadiga?

La vita di quei civili e bambini siriani vale una vittoria?

Vittoria? Questa non è una guerra contro uno stato, con un governo ufficiale che, una volta rovesciato, può essere sostituito da un`altro più ragionevole.

Ammesso che questo funzioni: vedi l`Iraq.

La guerra della Francia non è quella contro ISIS, ma contro l`emarginazione dei francesi di serie C, i belgi, i tedeschi, gli olandesi e ormai anche gli italiani di serie C.

Sono poveracci fuori di testa provenienti dai ghetti europei ad ammazzarci.

Ammazzare civili e bambini–con o senza fotografia–in Siria non aiuta a vincere la vera guerra: quella contro la discriminazione degli immigrati e dei loro figli.

Quella discriminazione che crea i fuori di testa.

Questi bombardamenti francesi in Siria, un giorno dopo le stragi di Parigi, sono come l`invasione dell´Iraq.

Servono solo a non far prendere troppi voti a Marina Le Pen.

Ma intanto muoiono civili e bambini–con o senza fotografia–come a Cagliari nel 1943.

Muoino soltanto per  rendere le menzogne dei potenti più credibili.