Archive for December, 2012

December 31, 2012

Il partito della diglossia

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Una decina di anni fa, Giulio Angioni dichiarava in un’intervista all’Unione Sarda di essere contrario a quasiasi aiuto pubblico al sardo. Il sardo doveva rimanere una lingua “naturale”, da apprendere in famiglia, da usare con gli amici, ecc. Senza usare quel termine, Angioni teorizzava la permanenza della situazione di diglossia in Sardegna, con l’italiano come lingua ufficiale e di prestigio e il sardo come lingua da apprendere in famiglia e in modo informale. Oggi constata la scomparsa del sardo dalla vita quotidiana, dalla strada, dai negozi e piange e si dispera («IN SARDEGNA MANCA LA CULTURA PER ELABORARE UN PROGETTO INDIPENDENTISTA», PAROLA DI GIULIO ANGIONI), ma non capisce che l’attuale situazione di dilalia, con l’italiano che è penetrato anche nelle famiglie e nelle conversazioni tra amici, è la logica evoluzione della situazione precedente.

Le madri–soprattutto le madri–hanno interpretato la diglossia come una condanna implicita del sardo a una funzionalità ridottissima: “Se il sardo serve solo in famiglia e a parlare con gli amici, tanto vale insegnare ai miei figli l’italiano”.

Credo non stupisca nessuno il fatto che Giulio Angioni non capisca che la diglossia costituisce l’anticamera della dilalia e quindi l’annuncio della morte del sardo.

Non lo capiva prima, perché dovrebbe capirlo adesso?

Stupisce invece che questo non lo capisca gente come Massimeddu Cireddu, Nicola Cantalupo, Bobore Bussa, Gesuino Muledda.

Stupisce perché in questo caso si tratta di persone intelligenti e i primi due anche molto impegnati per il sardo e in modo molto concreto.

Stupisce che non si rendano conto del messaggio mortifero che hanno lanciato dal pulpito del congresso di ProgReS: “il sardo non è una lingua funzionale: per capirci tutti dobbiamo usare l’italiano”.

La diglossia confermata da gente che si considera indipendentista.

Il sardo declassato a lingua disfunzionale.

E adesso sono furibondi con Biolchini e lo dicono apertamente su FB.

Probabilmente con me sono talmente furibondi che non mi nominano neppure.

Non si rendono conto della gravita ndel loro operato?

Non si rendono conto di essersi iscritti al partito di Giulio Angioni?

Chissà…

Deo naro sceti ca su partidu de sa diglossía non est su partidu de is ki stimant sa limba sarda.

December 25, 2012

Pi grecu e su massimalismu

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Calincunu amigu non at cumprendidu proita apo postu in mesu su Π (3,14) in s’arrexonu de s’átera die.

Cussa fit sa metafora de su massimalismu: s’idea ki su bonu bolet refudadu, abetende su mellus.

Si tue depes mesurare s’area de unu cosa tunda e abetas fintzas a tenner su valore giustu, esatu, de Π, tue cust’area non dd’as a mesurare mai, ca Π tenet unu numeru infinidu de detzimales, a pustis de sa virgola.

Medas bortas su mellus est su nimigu de su bonu.

A s’edade mia b’at pagu cosa ki siat totu giusta o totu sballiada.

E a s’edade mia unu at imparadu a s’acuntentare o non at imparadu nudda dae sa bida.

Sa LSC non solu non est perfeta, ma, comente est posta in pratica, est atesu fintzas dae su ki sa cummissione bolíat faxer.

Sa LSC bolet emendada pro dda faxer prus fatzile a pronuntziare in unu dialetu de cabu de jossu e tocat puru a nde bogare totu cussas solutziones setentrionales ki non b’intrant nudda, non sunt nen etimologicas, nen “identitarias”, ma sceti “logudoresas”: numene (lat.: nomen), pessone (lat.: persona) sientzia (lat.: scire), ecc.

Ma custu non cambiat nudda a su fatu ki cun sa LSC, in custos annos, su sardu at fatu passos mannos cara a sa normalidade.

Sunt essidos unos cantos libbros scritos cun custa grafia e sa gente s’est acostumada a s’idea de una grafía standardizada.

Cando deo apo postu sa firma a subra de su documentu de sa segunda cummissione, ischia bene ki fia aprovende unas cantas cosas sballiadas, ma ki sa prus parte de is cosas aprovadas fint giustas e bonas.

E si sa LSC est comente est, podides torrare gratzias a Corraine–berus, ma custu dd’ischint totus–ma puru a Renatu Soru, Mariu Puddu, Giulio Paulis, Michel Contini: is detallios tecnicos aprovados dae su cummissione sunt de issos.

De miu in sa LSC non b’at casi nudda, foras de s’idea ca su lessicu est cussu de totu su sardu.

Ma ni-mancu custu ddu ponent in pratica.

Si fessit stadu de me, sa LSC iat esser comente so scriende immoe.

E deo scrio comente bogio deo, ma non mi pongio contras a una cosa ki mancari non siat perfeta, est bona de seguru e at fatu bene meda a su sardu.

E tocat a narrer puru ki, comente apo sperimentadu unas cantas bortas, fintzas sa LSC faxet a dda pronuntziare donniunu in su dialetu suo.

Duncas, a narrer sa beridade, is emendamentos ki propongio deo sunt sceti simbolicos, pro acuntentare “s’identidade ortografica” de is faeddantes de cabu de josso.

Tzertu, si mi pones “limba”, proita ca est “identitaria”, mi depes ponner “paxe” puru.

Cun chimbe emendamenteddos faxet a acuntentare a totus.

Sa LSC non est perfeta, ma faxet a dda migiorare.

E tando tocat a dda migiorare puru.

December 23, 2012

Le quasi verità sulla LSC

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Le cose “quasi vere” sono vere o false?

Io direi che le cose “quasi vere” sono effettivamente quasi vere se non si pretende che siano interamente vere, mentre sono interamente false se si tace che si tratta di “quasi verità”.

Cioè, il concetto di verità non si può definire al di fuori di un contesto.

A volte può essere sufficiente una verità relativa, ma questa diventa insufficiente se si cerca di spacciarla per verità assoluta.

Prendiamo il valore di Pi greco: 3,14.

E prendiamo la seguente affermazione: “non ci può essere niente di giusto nello sbagliato”, Adorno -Scuola di Francoforte-

A rigor di logica, dobbiamo ammettere che il valore di Π che ci hanno insegnato a scuola (3,14, insomma) è sbagliato, perché il suo valore preciso non si può neanche calcolare, dato che contiene un numero infinito di decimali (Prime 100 mila cifre).

Insomma, dobbiamo ammettere che l’affermazione di Adorno è una cazzata: 3,14 non è giusto, ma giusto abbastanza per permetterci di vivere una vita confortevole.

E anche se il valore di Π venisse arrotondato a 3,0, penso che non succederebbero grandi disastri.

In altre parole, anche nello sbagliato può esserci qualcosa di giusto.

Ma naturalmente non bisogna pretendere che 3,14 sia la “verità”.

Aundi seu parendi?

Su FB circola la nota seguente:

EDIZIONE STRAORDINARIA! LA VERITÀ SULLA LIMBA SARDA COMUNA (LSC)

O piciocus, aguantai-si forti: “Alla LSC precedeva una risoluzione (si veda sotto). Fu pianificata quindi una ricerca sociolinguistica, questo per sondare l’allora stato della lingua sarda, con lo scopo di garantire un miglior risultato per il nuovo standard di sardo scritto.

“L’atto ufficiale è la deliberazione n. 20/15 del 9.5.2005, che preordina un’indagine sociolinguistica sulla lingua sarda, affidata alla Commissione, affiancata da una società demoscopica che effettui la rilevazione dei dati. Obbiettivo della ricerca sarà la documentazione dello stato della lingua sarda (in quali aree dell’isola, spazi, luoghi, situazioni e momenti si parli il sardo; in quale misura e proporzione rispetto ad altre varietà locali, quanti sono i parlanti, quanti lo capiscono e sentono la necessità di parlarlo). È compito della Commissione individuare l’ipotesi di un codice linguistico che la Regione potrà utilizzare nella traduzione di propri atti […]. Una prima bozza di lavoro in questo senso ha dato vita ad alcune linee programmatiche che dovrebbero condurre alla redazione di un documento tecnico sulla Limba Sarda Comuna.”

La su scritta Risoluzione prevedeva quindi, una ricerca sociolinguistica che avrebbe dovuto precedere la stesura della LSC, questo per raccogliere i dati empirici essenziali per il corretto svolgimento dei lavori della Commissione.”

Come si può vedere, la ricerca demoscopica era mirata a stabilire lo stato della lingua sarda, non a garantire un miglior risultato per il nuovo standard scritto, come fantasticato da Giovanni Lupinu, imitato in seguito da Marinella Lörinczi e da Alexandra Porcu. Alexandra Porcu, nella sua sfrenata fantasia si immagina che un’inchiesta demoscopica possa fornire i dati per una standardizzazione.

Purtroppo per lei, lo scopo della ricerca sociolinguistica non era quello.

La Porcu, poi, mi tira direttamente in ballo con la seguente affermazione: “Oltretutto, Bolognesi, già prima della pubblicazione della LSU, richiese alla commissione degli emendamenti democratizzanti, emendamenti che sfortunatamente non furono presi in considerazione. Si ripeté la stessa scena con la LSC. Per questo motivo Bolognesi ne fece successiva richiesta d’introduzione alla conferenza di Paulilatino (2007), l’inserimento non avvenne comunque, fino appunto, ad oggi.”

Io, a Paulilatino, non ho fatto richiesta di introduzione degli emendamenti a suo tempo proposti per la LSU. A Paulilatino ho detto semplicemente che bastano pochi emendamenti per permettere la pronuncia della LSC in qualsiasi altro dialetto del sardo.

Non ho presentato alcun emendamento alla LSC fino a quando ho pubblicato quest’articolo sul mio blog: Grafia Sarda Comuna e literadura sarda

Quella della Porcu è cioè una mezza verità, distillata effettuando una lettura distratta di quello che ho scritto in proposito.

E una mezza verità è anche una mezza menzogna, che diventa una menzogna intera quando la si spaccia per niente di meno che “LA VERITÀ”.

E la Porcu continua con la presentazione degli argomenti, già varie volte discussi e rifiutati, usati dai vari accademici italofili e nemici del sardo.

Se la Porcu voleva contribuire al dibattito sui miglioramenti possibili e necessari della LSC, allora ha sprecato il suo tempo.

December 21, 2012

E noi faremo come l’Irlanda, chi parla in sardo non mangerà…

206-2

A bosi regordades de sa festa manna de s’IRS in Casteddu?

Eja, fit duos annos e mesu a oe e s’IRS non si fit ancora partzida.

E bi fit cussa mesa tunda pro tzelebrare sa literadura sardinniola.

Iant cumbidadu sceti a scritores sardinniolos–is ki scrient in italianu–e iant cumbidau fintzas a Marcellino Fois Gras: su prus onestu de is nimigos de su sardu.

E ant fatu un’orgia irlandesa, totus arretos ammentende a Joyce–si biet ki non l’ant leghidu mai–ca a parrer de issos, Joyce iat fatu literadura irlandesa in inglesu.

E arretos ke canes ant teorizadu sa literadura sarda in italianu e sa repubblichedda italiana de Sardinnia cun s’italianu ke limba natzionale.

Sunt passados duos annos e mesu e issos si sunt partzidos una pariga de bortas.

S’Irlanda est a culu a terra, pedende sa limósina a s’UE.

S’indipendentzia de unu stadu a identidade catolica–passadu dae colonia inglesa a colonia vaticana–paret ki non serbat a prenner sa bentre.

E oe un’amigu m’at mandau custos videos irlandesos, innue mostrant cale est sa situatzione de s’irlandesu:

No Béarla Series 1, Episode 1.

No Béarla Series 1, Episode 2.

Is sutatitulus non funt in Italianu Regionale de Sardinnia.

Sunt in inglesu, a dolu mannu de is monolingues istericos in italianu.

In Irlanda casi nemos faeddat s’irlandesu.

Faeddant s’inglesu.

Is Irlandesos ant sceberadu pro s’indipendentzia statuale e pro sa limba inglesa.

Sa limba issoro est bella ke morta.

E issos sunt ancora culu a terra e catolicos.

Est unu pagu de tempus ki non intendo faeddende de Irlanda e de Joyce.

E nimancu de Micuela Murgiua.

Ah, “No Bearla” bolet narrer “No English”.

 

 

December 17, 2012

Anca seu barrosu e presumíu

402-2

In trint’annus mi seu furriau deu puru a Olandesu.

‘TA SEGAMENTU DE CULU CHI FUNT!

Sempri cun su didu pesau narendi a is atrus su chi depint fai.

Barrosu e presumíu, anca seu.

Andria mi dd’at nau in faci, de amigu.

Atrus ddu scriint in atrus blogs, cuaus a palas de unu nomingiu.

Ma sa Sardinnia dda boleus lassai comenti est o dda boleus furriai a cosa mellus?

Si boleus cambiai sa Sardinnia, s’unica cosa chi podeus fai est a circai de cambiai is Sardus.

Ita est sa cosa chi andat peus in Sardinnia?

S’Italia, est craru: Quel filo rosso da Avetrana ad Arcore.

Si boleus ammilliorai sa Sardinnia tocat a dda fai prus pagu–e prus pagu meda–italiana.

E a ita dda bolis furriai sa Sardinnia, a Olanda?

Non fait, e mancai fessit, non dd’emu a bolli.

Deu emu a bolli furriai sa Sardinnia a logu normali.

Unu logu aundi trabballas–ca su trabballu s’agatat–pagas is tassas e po s’atru ddu biis tui su chi bolis fai.

Su bisu de unu burghesu piticu-piticu: trabballu, famillia, amigus….

Su logu est bellu e su clima est bellu.

E su binu e su papai aundi ddus lassas?

Ma giai sa primu cosa po podi bivi custas fida “minimalista” est po unu muntoni de genti unu bisu.

Trabballu?

Su trabballu dd’agatas si tenis amigus, opuru est unu trabballu comenti e su de Andria.

E issu at fatu beni a m’arregordai ca in Sardinnia puru ddoi est genti chi arresistit.

Deu su trabballu chi apu tentu in Sardinnia fiat:

(1) manorba in s’edilitzia: un’annu cun amigus de famillia (chentza de assigurai: 10.000 francus a sa diri, in su 1977) e un’annu in s’impresa aundi trabbalát connau miu. Cun s’uficiu de collocamentu ge s’est arrangiau su meri.

(2) manorba in su comunu de Iglesias: su postu dd’apu binciu in unu cuncursu innui sa prova fiat a scriri unu tema. Beh, insomma, mellus de un’atru manorba ge sciemu scriri, ma su propriu est stetiu un’amigu e bixinu de domu chi custa cosa dd’at fatu sutzedi.

Ebbene si, lo ammetto: non sono un’uomo tutto d’un pezzo!

Femu cojau, affillau e disisperau.

Ah, tanti po ddu sciri: cun totu cussas sachitas de cimentu de 50 kilus, mi fiat bennia sa “ernia del disco”.

Ma tra una cosa e s’atra, su votu a cuss’amigu non si dd’apu mai donau.

Faixedda meda dd’apu arregalau, mi!

Faixedda de s’ortu miu e totu, est craru: druci-druci!

Forsis est berus ca deu seu barrosu e presumíu, ma a una classi dirigenti chi lassat sa gioventudi disocupada, pedendi trabballu e custrinta a donai su votu a issus, deu dda tzerriu “classi dirigenti de merda”.

Su chi serbit a sa Sardinnia est sa gioventudi trabballendi.

E poita non ddoi nd’est trabballu?

Comenti mai is Sardinnia ddoi est sa “dispersione scolastica con annessa disoccupazione giovanile” prus artas de su stadu italianu?

Comenti mai su 36% de is piciocus non est bonu a ligi unu testu simpli in italianu standard?

Totu curpa de is atrus?

Non at essi ora de si ponni in discussioni fatus a Sardus puru?

Eja, seu barrosu e presumíu, ma comenti mai custas preguntas non ddas ligiu in atru logu?

Deu immoi a modellu nci tengu a s’Olanda e su chi sutzedit in Sardinnia non ddu potzu acetai.

Po mei non est normali.

Ma si tenis s’Italia a modellu, tandu sa miseria de is Sardus si furriat a cosa normali.

Eja, seu barrosu e presumíu.

December 16, 2012

Tomata olandesa

023 (2)-2

Is cummentos de Andria Maccis a s’atru articulu m’ant fatu cumprender sa diferentzia ki b’est intra de sa bisione de sa Sardinnia ki tenet unu disterradu e unu ki est abarradu innie.

Deo bido is cosas de atesu e mi perdo is detallios, ma bido puru su cuadru intreu.

E in prus connosco bene cus’ateru logu–logu strambu–ki si narat Olanda.

E fatzo paragones.

S’Olanda est su logu ki esportat prus tomata in totu su mundu: De grote EditieNL tomatentest – EditieNL – RTL.NL

Comente faxent?

Sa tomata dda produsent in serras callentadas e allugadas.

Totu cosa ki costat meda.

In Olanda, est craru, su de produser tomata costat, in se, de prus meda ki non in Sardinnia.

Ma est craru ca unu kilu de tomata olandesa depet costare prus pagu de unu kilu de tomata sarda, sinono non iant a esportare aici meda.

Tando innoxe bidimus ca totu cussa richesa ki is Olandesos produsint cun sa tomata non benit dae su clima o sa calidade de sa terra.

Benit sceti dae su fatu ki is Olandesos su mestieri de produser e … BENDER tomata dd’ischint faxer.

Una bintina de annos a oe sa tomata olandesa faxiat schifu.

Fint già is espertadores prus mannos d’Europa, ma is tedescos tzerriaíant cussas tomatas “bombas de abba”.

In cussos annos apo bidu un’articulu in su giornale, inue si lamentánt ca in Olanda esistíant sceti duos tipos de tomata e mala puru.

Funt passados prus pagu de 10 annos e immoe totu is tomatas noas ki esistint non sceti s’agatant innoe puru, ma totu su semene benit propriu dae s’Olanda.

Eja, su semene de sa tomata ki comperades in Sardinnia benit dae s’Olanda.

Si sunt postos universidade e impresas privadas e in giru de pagos annos ant cambiadu su mundu de sa tomata.

E custu mancari su clima de s’Olanda est su ki est.

Est sa gente ki contat pro produser richesa.

S’Olanda est rica proita ca b’at connoschentzia meda e difusa.

Sa Sardinnia est manna ke s’Olanda, ma tenet 10 bortas prus pagu abbitantes.

Su clima est mellus, ddoe est logu meda pro faxer tomata, ma is Sardos tomatas non nd’esportant.

Poita?

Poita est ca sa Sardinnia est pobira e s’Olanda est arrica?

Deo custa pregunta mi dda fatzo donni die.

December 14, 2012

Corrudos e cullionados

025-2

Anca fit su sardu “sa limba de su famene”.

Disoccupazione giovanile, triste record della Sardegna – Regione

Sa gioventude sarda at perdidu sa limba e non at agatadu su trabballu.

Immoe non faeddant in sardu–o a su mancu ddu faeddant pagu–e non faeddant ne-mancu s’italianu.

Faeddant “Italiano Regionale di Sardegna”.

E sa scola ddus scrogorigat.

Sa Sardinnia tenet su record de sa disocupatzione giovanile e de sa dispersione scolastica.

Est craru ki custas cosas andant impari.

E andant impari cun s’alienatzione linguistica.

Epuru non b’at unu studiu ki siat unu ki apat analizadu custa relata.

In Sardinnia no e ne-mancu in Italia.

Tabù.

Epuru est craru: si sa limba ki faeddat unu giovanu non est sa limba ki bolet sa scola–s’italianu standard–custu giovanu at a andare male a scola.

Su 36% de is giovanus sardus non cumprendet unu testu in italianu (standard), mancari simple.

Ant imparadu su ki is babbos e mamas issoro si creíant ki fessit italianu e si creent issos puru ki cussu siat italianu.

Ma non es berus: est un’ammisturu ki is linguistas de is universidades italianas de Sardinnia tzerrinat “italianu”, pro faxer creer ca is Sardos immoe faeddant totus italianu.

Ma est una faula.

Unu giovanu sardu de oe non faeddat nen in sardu nen in italianu.

E custu ddu narat sa scola, scrocorighende-ddu.

E si unu giovanu lassat sa scola kentza de diploma est prus malu meda a agatare trabballu.

A su ki isco deo, deo so s’unicu ki biet custa relata e nde faeddat.

Non nde faeddant is linguistas de is universidades italianas de Sardinnia.

E non nde faeddant is linguistas de is áteras universidades italianas.

Non nde faeddant is partidos “sardos” de Sardinnia.

E non nde faeddant is partidos italianos de Sardinnia: figurade-bosi!

Ma sa curpa, a parrer de sa Nuova Sardegna, est de su mercadu de su trabballu: “La trasformazione del mercato del lavoro ha portato ai sardi una condizione di «invisibilità».”

E tando non est ca tenimus una classe dirigente de merda, ca tropu giovanos sunt alienados linguisticamente e non acabbant sa scola, ca ischimus tropu pagu de sa storia e de sa curtura nostras e duncas ca is Sardos cumprendent pagu sa realidade sarda.

No, est curpa de su mercadu de su trabballu!

Sa curpa depet esser de is Tzinesos…

“La Sardegna, nonostante abbia sempre avuto tassi di disoccupazione molto alti, vive una crisi senza precedenti.”

E non fit pro agatare trabballu ki nos’ant contadu ki fit megius a faeddare in italianu?

E ita ddis sutzedit a is ki s’italianu dd’ant imparadu bene?

“In pratica, come denunciano Cgil-Cisl e Uil, è ripresa da qualche anno l’emigrazione; non più la partenza di ragazzi con la valigia di cartone ma di persone che, presa la laurea, cercano lavoro magari in Francia o in Inghilterra: «Il paradosso è che questa è la generazione più acculturata di sempre»”.

Corrudos e cullionados, tando.

Custu est su ki is Sardos nd’ant tentu de sa colonizatzione curturale dae cussu logu de merda ki tzerriant Italia.

December 13, 2012

Massa critica.2

050-2

Est sutzedende átera cosa puru.

Átera cosa ki nosi podet faxer arribbare a sa “massa critica”.

Labae custu: http://facebookinsardu.progeturepublica.net/

Est lastima ki custa cosa dda presentent ke fata de unu partidu politicu, ma “a caval donato” non si guarda in bocca”.

Sa cosa dd’ant incumentzada issos e est cosa bona.

Est una de is cosas ki podent furriare su sardu torra a limba “normale”.

Limba normale, limba pro faxer donni cosa e non sceti pro contare barzelletas o faeddare male.

Tando: serbint 50.000 domandas.

Donniunu depet faxer sa parte sua.

Firmade a domandade a is amigos de firmare pro tenner su sardu in Facebook puru.

 

A

 

December 13, 2012

Massa critica

122

Guardatevi il numero e la qualità dei commenti all’articolo di Vito Biolchini: Di come da Cagliari partirà la rinascita del sardo attraverso dei fenomenali flash mob linguistici! Chi ci sta, dica “Ci seu!”

Forse ci siamo.

Forse questa volta arriviamo a quella “massa critica” che ho ipotizzato anni fa : sa vindita de Tziu Paddori

Cosa vuol dire?

Vuol dire raggiungere quel numero minimo (e sconosciuto) di parlanti del sardo che usa la nostra lingua anche in quelle situazioni in cui le convenzioni sociali non scritte ammettono soltanto l’uso dell’italiano (più o meno di Sardegna).

Come si sono instaurate quelle convenzioni sociali lo sappiamo, almeno nelle grandi linee.

Leggetevi o rileggetevi quello che ho scritto sulla storia del sardo e sul come siamo arrivati alla progressiva esclusione del sardo dalla vita pubblica: Sardegna fra tante lingue

Come far uscire il sardo dal ghetto del giro degli amici e famigliari, l’ho anche già detto tante volte in questo blog: basta mettersi a usarlo anche con gli sconosciuti.

Quando ci sarà un numero minimo di Sardi a farlo (la massa critica, appunto) per tutti i Sardi diventerà un’esperienza quotidiana l’essere apostrofati per strada nella nostra lingua.

Passato lo stupore iniziale, i Sardi troveranno normale quello che dovrebbe essere la cosa più normale del mondo: tra Sardi ci si parla in sardo.

Dopo di che, ognuno farà quello che vuole: si instaurerà una situazione di libera concorrenza tra le due lingue.

Oggi, malgrado le stupidaggini che si sentono in giro, questa libertà di scegliere non esiste, come sa bene chi come me questa cosa non solo la predica,ma la pratica anche.

Usare il sardo nel rivolgersi agli sconosciuti crea disagio.

Bisogna essere abbastanza sicuri di se per non arrendersi di fronte alle risposte inesorabilmente in italiano che si ricevono.

Per questo io avverto sempre di andarci piano, prendendo la Catalogna a modello.

In occasione delle elezioni regionali di qualche settimana fa, sul giornale più prestigioso dell’Olanda hanno pubblicato quattro interviste con dei Catalani.

Uno di questi era figlio di non-Catalani e ha detto: “Il catalano è la lingua della borghesia. Se vuoi avere successo sociale in Catalogna, devi parlare la loro lingua.”

Il catalano è quindi la lingua della classe dirigente catalana.

In Sardegna, l’italiano è la lingua della classe dirigente isolana, compresa quella fetta che si propone come alternativa al dominio politico italiano.

ProgReS addirittura lo teorizza.

Chi vuole che il sardo si rivitalizzi si sta, di fatto, proponendo come classe dirigente della Sardegna, ma forse non se ne rende conto.

E forse è per questo che non trasforma il suo desiderio in un progetto politico che richiede dei comportamenti coerenti.

Non si può essere a favore della rivitalizzazione del sardo e poi continuare a parlare in italiano con gli sconosciuti o a usare esclusivamente l’italiano per elaborare dei ragionamenti complessi: come ho visto fare alla festa di ProgReS, l’estate scorsa e, oltretutto, da parte del suo presidente.

Far uscire il sardo dal ghetto significa fare una rivoluzione culturale dalle conseguenze inimmaginabili. Significa tagliare il cordone ombelicale con l’Italia e con quella scuola che ci ha traumatizzato da bambini.

Per poter fare questa rivoluzione al di fuori di noi, dobbiamo prima farla dentro di noi: dobbiamo liberarci dalla cultura italiana e dai suoi condizionamenti psicologici.

Questa è una cosa estremamente difficile da fare se ci si prova da soli.

Non so se io ci sarei riuscito se non vivessi in Olanda da 30 anni e se non avessi frequentato qui l’università.

Ecco perché l’iniziativa della Fondazione Sardinia è così importante.

Permette ai sardoparlanti di uscire dall’isolamento.

Ma ancora più importante è la presa di posizione di Vito Biolchini.

Vito sa di essere parte della classe dirigente sarda e si comporta coerentemente con la sua visione della Sardegna.

Io e Vito condividiamo la visione di quella che può essere l’unica soluzione dei nostri problemi: un rinnovamento radicale della classe dirigente della Sardegna.

Ma questo rinnovamento non può che passare attraverso la lingua–perno della cultura–e la cultura stessa.

Abbiamo bisogno di una Sardegna sarda e non più coglionizzata dalla cultura di un paese che è lo zimbello d’Europa, come Berlusconi resuscitato ci ha ricordato.

Ecco perché suonano velleitari, patetici e anche ridicoli gli appelli dei vari gruppi indipendentisti che si limitano a proporre se stessi come nuova classe dirigente.

Si, insomma, “Vota Antonio La Trippa”.

Manca qualsiasi visione del come arrivare a quell’indipendenza culturale e psicologica della maggioranza dei Sardi, cioè dell’unica cosa che possa portare i Sardi a scegliere democraticamente per l’indipendenza politica.

“Vota per me che sono meglio di lui!”

“No, vota per me che lui è un coglione!”

“Il mio partito è così indipendentista che più indipendentista non si può: ho perfino cambiato la bandiera! La mia è la bandiera sarda più sarda che c’è”.

E si sbudellano e si dividono e si sputtanano.

Perché credono che l’indipendenza della Sardegna coincida con la loro elezione da parte del 51% dei Sardi.

Come arrivare a quella percentuale fatidica non lo spiegano e forse non se lo chiedono neppure.

E alle elezioni i voti li prendono i partiti italiani.

Chissà perché?

La non dipendenza politica della Sardegna arriverà soltanto quando la maggioranza dei Sardi sarà indipendente culturalmente–e quindi psicologicamente–dall’Italia e dagli Italiani, brava gente.

Soltanto l’indipendenza culturale può portare all’indipendenza economica e quindi politica.

Il dibattito che si sta svolgendo sul blog di Biolchini è uno spaccato di quello che sta succedendo nelle menti e nei cuori di tanti Sardi.

La scoperta della propria identità che, inesorabilmente, passa per la lingua, e non per un vago sogno di indipendenza che mi ricorda tanto il “Sol dell’avvenire” della mia gioventù e che non è mai avvenuto.

L’identità, come spiego nel mio libro, che sarà pubblicato l’anno prossimo, è determinata da quello che fai: se parli in italiano, la tua identità linguistica è italiana: italiana di serie B, “sardignola”, se parli l’Italiano Regionale di Sardegna.

“Le studiose americane Mary Bucholtz & Kira Hall (2005 7: 585-614) propongono una definizione di identità che ribalta, per molti versi, la concezione tradizionale espressa dal senso comune: «Proponiamo un quadro teorico per l’analisi dell’identità come prodotta nel corso dell’interazione linguistica sulla base dei principi seguenti: (1) L’identità è il prodotto piuttosto che la fonte di pratiche linguistiche o altre pratiche semiotiche ed è perciò un fenomeno sociale e culturale, piuttosto che principalmente interno e psicologico; (2) le identità circondano categorie demografiche di macro-livelli, prese di posizione temporanee interattivamente specifiche e ruoli di partecipazione; (3) le identità possono essere indicizzate linguisticamente attraverso etichette, implicazioni, prese di posizione, stili, o strutture e sistemi linguistici; (4) le identità sono relazionali, costruite attraverso numerosi, spesso sovrapposti, aspetti del rapporto tra se stessi e gli altri, compresi la similitudine/differenza, genuinità/artificialità e autorità/delegittimazione; e (5) l’identità può essere parzialmente intenzionale, in parte abituale e meno che pienamente conscia, in parte un risultato di una negoziazione interattiva, in parte un costrutto delle percezioni e rappresentazioni altrui e in parte il risultato di processi e strutture ideologici più vasti.»”

Si può essere Sardi e Italiani?

Si, se si parla sardo e italiano, ma non lo si è se si parla soltanto IRS.

In tal caso si è “sardignoli”, con buona pace degli indipendentisti all’amatriciana.

Possibile che non si rendano conto che se parlano di indipendenza in italiano, la gente non li prende sul serio?

E perché dovrebbe?

Il loro agire in italiano fornisce loro un’identità italiana.

Ci vuole molto a capirlo?

December 8, 2012

Interpretazioni soggettive e dati oggettivi sulla mutua intelleggibilità delle varietà del sardo

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E adesso voglio vedere le vostre reazioni ai dati di Orune e di S. Giovanni Suergiu.

O Pilloni, a proposito di spirito più o meno santo.

Come lo spiegate che se i due dialetti del sardo più distanti tra di loro, condividono circa l’85% del lessico, una pronuncia diversa delle stesse parole le renda incomprensibili a certi, ma non ad altri?

Ecco, insomma, quando comincia una bella discussione sui limiti oggettivi e soggettivi dell’intercomprensibilità dei dialetti sardi?

E come mai gli oppositori di una normalizzazione grafica del sardo non parlano mai di questi dati obiettivi e verificabili?