Non prendiamoci in giro!
È ora di ammettere che il dibattito sulla limba è stato impostato e condotto per tutti questri anni sulla base di un’ignoranza colossale della linguistica moderna.
Chi come strumento di analisi ha soltanto dei testi antichi da cui ricavare un possibile percorso di mutamento verso le forme attuali delle parole, ha una visione estremamente limitata dei problemi. Di solito si limita a constatare che un cambiamento è avvenuto: non è che possa fare molto di più.
Inoltre alla scarsa comprensione dei mutamenti fonetici–tanto solo di quello si occupano–uniscono anche una totale ignoranza della sintassi del sardo.
La sintassi, assieme alla morfologia, costituisce la spina dorsale di una lingua.
La sintassi è anche la cosa più difficile da apprendere in una lingua seconda.
L’ordine delle parole è spesso molto meno evidente che non is suoni che compongono le parole.
Finora tutto il dibattito sulla limba è stato condotto come se il sardo consistesse soltanto di suoni e parole: la visione che gli ignoranti hanno della lingua!
E gli oppositori dell’unificazione grafica del sardo hanno giocato tutte le loro carte sulle differenze tra i suoni delle parole di dialetti diversi.
Io da anni cerco di spiegare quali sono i meccanismi che portano ai mutamenti fonetico-fonologici, ma adesso voglio anche farvi vedere quale e quanta è unitarietà del sardo a livello grammaticale.
Mi son preso la “Sintassi della lingua sarda” di Mike Jones–che io ho tradotto–e mi sono messo a cercare quei fenomei del sardo che non esistono in italiano e sono condivisi o meno dai vari dialetti sardi. Sono a metà della mia ricerca e vi propongo il primo risultato.
Spero anche che vorrete commentare e fornirmi dei dati sui vostri dialetti.
……………………………………………………………………………………………………………………………………………..
La morfosintassi del sardo
Come già affermato, la sintassi della frase è quasi totalmente omogenea in tutte le varietà del sardo. E questo malgrado il sardo presenti tutta una serie di fenomeni sintattici che gli sono esclusivi. In questo capitolo saranno presentati quei fenomeni del sardo che non trovano riscontro nell’italiano e che quindi costituiscono un elemento distintivo della grammatica sarda.
Molti di questi fenomeni sono presenti come interferenze anche nell’Italiano Regionale di Sardegna (IRS). Per catalogarli, si è fatto ricorso al libro di Michael Allan Jones “Sintassi della lingua sarda” (Jones, 1993, 2003, Condaghes, http://www.condaghes.it/scheda.asp?id=978-88-7356-029-6&ver=sa), il quale costituisce l’unica estesa descrizione della sintassi della frase in sardo, confrontando le descrizioni di Jones, le quali sono basate sul sardo parlato a Lula, con le mie intuizioni di parlante nativo del sardo di Iglesias. Per ricevere conferme su miei eventuali dubbi ho anche condotto delle inchieste su Facebook tra i parlanti di diverse varietà del sardo.
I fenomeni, dato l’obiettivo non specialistico di questa descrizione della sintassi, sono presentati in modo non sistematico, seguendo l’ordine in cui sono stati incontrati in Jones (2003).
- Anticipazione:
es. Cussu libbru apo lessu/Cussu libbru apu ligiu. Jones (2003:18).
Questo fenomeno, presente anche nell’IRS (es.: Capitto mi hai?), viene chiamato “confinamento a sinistra” in Jones (2003) e comporta lo spostamento alla prima posizione della frase della sintagma tropicalizzato, cioè dell’argomento principale della frase.
- 2. Non + de:
es. Non de abba, abbardente est. Jones (2003:22)
Questo fenomeno è assente dal sardo di Iglesias (Facebook?)
- 3. Ca/chi emmo/nono:
es.: T’apo natu ca/chi emmo/nono Jones (2003:22)
Il fenomeno è presente anche nel sardo meridionale (es.: T’apu nau ca eja/nou)
- 4. Particella interrogativa “a”:
es.: A cheres venner a domo mea? Jones (2003:23)
Il fenomeno è assente dal sardo di Iglesias (Facebook?)
- 5. Uso della preposizione “a” di fronte all’avverbio “inoche”:
es: Veni a inoche!/Beni a innoi Jones (2003:28)
Il fenomeno si ritrova identico nel sardo meridionale.
- 6. Ancu + congiuntivo:
es: Ancu ti falet unu lampu!/Ancu ti calit arrori! Jones (2003:29)
Quest’uso di “ancu”è identico nel sardo meridionale.
- 7. Ite + chi:
es: Ite bellu chi ses!/Ita bellu chi ses Jones (2003:29)
Questo fenomeno è presente nel sardo meridionale e nell’IRS (es.: Che bello che sei!)
- 8. Clitici preposti all’imperativo negato:
es.: Non mi lu nies/Non mi ddu nergias Jones (2003:30)
Questa posizione dei pronomi clitici si ritrova sia nel sardo meridionale che nell’IRS (ma piuttosto nell’italiano degli incolti: es: Non me lo dire!)
- 9. Infinito con soggetto:
es.: Cheljo a la tratare bene issu!/Bollu a dda tratai beni issu! Jones (2003:32)
Questa posizione dei pronomi clitici si ritrova sia nel sardo meridionale che nell’IRS (es.: Voglio a trattarla bene!). Il fenomeno è presente in tutte le varietà anche come esortazione:
es.: A la tratare bene!/ A dda tratai beni!
- 10. Singolare collettivo:
es: Tunca, chi non intret sa musca/Serra, chi non intrit su musca Jones (2003:30)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali.
- 11. Uso di nudda come determinatore:
es.: Non apo vistu nudda gente/Non apu biu nudda genti Jones (2003:38)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali.
- 12. Numerali ordinali perifrastici:
es.: Sa de duas feminas Jones (2003:42)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali.
- 13. Postposizione dei possessivi:
es. frade meu/fradi miu Jones (2003:52)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali.
- 14. Assenza dell’articolo di fronte al titolo:
es.: Sennora Medda est cun Dutore Pinna a ch’est Professor Lai Jones (2003:58)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali.
- 15. Assenza dell’articolo con chene:
es.: andamus chene machina Jones (2003:60)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali.
- 16. Assenza dell’articolo con un nome che denota una professione:
es.: Marieddu est pastore Jones (2003:61)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali e nell’IRS.
- 17. Assenza di articolo con aggettivi di tipo valutativo
Es.: Ti credío pitzinneddu bravu/Ti criemu piciocheddu bravu Jones (2003:61)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali.
- 18. Particella affermativa ja/ge:
es.: Ma, dotoressa, ja lu ses!/Ma dotoressa ge ddu ses! Jones (2003:64)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali e nell IRS (es.: Ma dottoressa gia lo sei!)
- 19. Postposizione dei determinatori pacu/meta:
es. Juanne at bitu binu meta/pacu./Giuanni at bufau binu meda/pagu Jones (2003:65)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali.
- 20. Accusativo preposizionale:
es.: Apo vistu a Juanne/Apu biu a Giuanni. Jones (2003:68)
Il fenomeno si ritrova nei dialetti meridionali e nell’IRS, ma con la differenza che nei dialetti meridionali l’accusativo preposizionale si trova davanti a nomi che denotano esseri umani, anche quando questi sono preceduti dall’articolo o un altro determinatore (es.: Apu biu a su fradi de Giuanni). Il fenomeno dell’accusativo preposizionale è presente anche nello spagnolo (es.: quiero a mi hermana.)
- 21. Sintagmi nominali privi di testa (nome):
es.: Cudda machina est prus manna de sa de Juanne. Jones (2003:72)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali.
- 22. Estraposizione del sostativo testa:
es.: presta-mi sa tua de pinna. Jones (2003:80)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali e nell’IRS (es.: Prestami la tua di penna.)
- 23. Aspetto progressivo del verbo:
es.: Non ti so cumprendende./Non ti seu cumprendendi. Jones (2003:88)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali e si distingue dall’italiano, perché indica una situazione effettiva (piuttosto che tipica o abituale).
- 24. Aspetto perfettivo del verbo esclusivamente perifrastico:
es.: Juanne est andatu a Núgoro Jones (2003:89)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali e nell’IRS. Il passato remoto è attestato sporadicamente in alcuni dialetti del sardo.
- 25. Futuro perifrastico:
es.: Ant a tundere sas berbeches cras./Ant a tundi is brebeis cras. Jones (2003:94)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali.
- 26. Imperfetto usato come condizionale:
es.: T’apo natu chi rughías./T’apu nau ca arruíast. Jones (2003:96)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali e nell’IRS.
- 27. Condizionale perifrastico:
es.: Ischío chi dias rúghere./Ddu sciemu ca iast a arrui. Jones (2003:97)
Il fenomeno si ritrova praticamente identico nei dialetti meridionali. L’unica differenza consiste nel fatto che l’ausiliare meridionale è ai, mentre quello di Lula è dévere. Una differenza lessicale, quindi, e non sintattica.
- 28. Uso transitivo del verbo faeddare/telefonare, ecc.
es.: Los apo freddatos./Ddus apu fueddaus. Jones (2003:102)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali e, sporadicamente, nell’IRS.
- 29. Uso dell’ausiliare avere con il verbo proere:
es.: At proitu meta eris./At propiu meda ariseru. Jones (2003:106)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali e, sporadicamente, nell’IRS.
- 30. Uso riflessivo di verbi intransitivi:
es.: Tziu Berte si nch’est mortu eris./Tziu Berte si nc’est mortu ariseru. Jones (2003:127)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali.
- 31. Postposizione dell’avverbio che modifica l’aggettivo:
es: bella meda.
Il fenomeno è generale per le diverse varietà del sardo, ma sembra conoscere la possibilità di invertire l’ordine dell’aggettivo e dell’avverbio nei dialetti bittesi-baroniesi (es.: meta bella: Jones (2003:48)
- 32. Limitazione delle frasi passive ai registri colti:
es.: A Juanne l’ant mortu/A Giuanni dd’ant mortu Jones (2003:130)
In tutte le varietà del sardo frasi come “Juanne est istatu mortu/Giuanni est stetiu mortu” vengono giudicata come non accettabili e si preferiscono costruzioni impersonali come quelle degli esempi in (32). Queste costruzioni si incontrano anche nell’IRS. Ciononostante, costruzioni passive si trovano regolarmente in testi scritti e altamente formali.
- 33. Uso di chérrere/bolli con funzione passivizzante:
es.: Custas fainas cherent/bolint fatas. Jones (2003:129)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali e nell’IRS.
- 34. Uso del participio passato/infinito con chene:
es. Cussa camisa est chene lavata/sciacuai. Jones (2003:130)
In questa costruzione passiva, nei dialetti centro-settentronaali del sardo il participio passato segue la parola chene, mentre nei dialetti meridionali è l’infinito del verbo. A Ovodda sono presenti entrambe le forme.
- 35. Uso del gerundio come participio presente:
es: Su vinu si biet mandicande./Su binu si bufat papendi. Jones (2003:132)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali e nell’IRS.
- 36. Uso dell’ausiliare áere nelle frasi riflessive:
es.: Tonina s’at fertu s’anca/ sa camba. Jones (2003:136)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali e nell’IRS. Il fenomeno è limitato alle costruzioni che denotano un “possesso inalienabile”, secondo Jones, ma potrebbe essere esteso anche ad altre costruzioni (es. Mi nci apu papau su pani.).
- 37. Combinazione dell’aspetto perfettivo e progressivo dei verbi:
es.: So istatu travallande./Seu stetiu trabballendi. Jones (2003:144)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali e nell’IRS.
- 38. I clitici precedono sempre il verbo modale:
es.: Juanne lu cheret fáchere./Giuanni ddu bolit fai. Jones (2003:146)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali e nell’IRS. In tutte le varietà del sardo una frase come “*Juanne cheret fácher-lu” è impossibile.
- 39. Uso di torrare nel senso di ripetizione di un’azione:
es. Torro a léghere cussu libbru./Torru a ligi cussu libbru. Jones (2003:156)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali.
- 40. Uso di prus pacu/pagu:
es. Oje apo travallatu prus pacu./Oi apu trabballau prus pagu. Jones (2003:179)
Il fenomeno si ritrova identico nei dialetti meridionali.
- 41. Rarità degli avverbi che finiscono in –ente:
Jones riporta gli avverbi mestamente e massimamente, con significato praticamente identico. Mentre di massimamente si può tranquillamente affermare che si tratta di un italianismo, la cosa è più difficile da credere per mescamente, visto che quest’avverbio è assente dall’italiano. Comunque a Ovodda la forma è conosciuta come mesches, mentre è assente sia dai dialetti meridionali che dal sardo di Pattada. È interessante vedere che a Lodè, confinante con Lula, esistono le forme mescas (specialmente) e mescamente (soprattutto). In ogni caso, anche a Lodè non si riportano altri casi di avverbi che finiscono in –mente. Tutte le varietà del sardo, conoscono varie forme per rendere il significato che in italiano hanno gli avverbi in –mente.
es.: Luchía curret prus cuitande de María./Luxía currit prus acoitendi de María. Jones (2003:180)
es.: Luxía currit prus a lestru de María.